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PAUL GEELEN
Chance Encounter

Barriera, Torino
9 giugno/ 1 luglio 2017

Torino – giovedì 8 giugno alle ore 18.30, presso gli spazi di Barriera in via Crescentino 25, inaugurerà la mostra personale Chance Encounter dell’artista Paul Geelen, risultato di una collaborazione tra Progetto Diogene e lo spazio P/////AKT di Amsterdam nell’ambito del progetto Drawn Onward.

Il progetto Chance Encounter di Paul Geleen trae origine da un reperto archeologico rinvenuto nel 1877 nella campagna piacentina da un contadino durante l’aratura. L’oggetto, denominato il ‘fegato di Piacenza*’, è una scultura in bronzo con iscrizioni etrusche che ritrae un fegato di pecora e usato per la lettura degli astri.
Nell’allestimento presso gli spazi di Barriera l’artista propone la sua versione in creta del fegato etrusco, in scala uno a uno e, all’angolo opposto, un vero fegato di pecora, posizionato su un piano refrigerante, costruito appositamente per conservarlo.
I due oggetti parlano di due realtà solo apparentemente conosciute.
Se, infatti, sappiamo le origini e l’uso del fegato di Piacenza, vien da chiedersi sin dove la nostra conoscenza possa arrivare, ossia se davvero possiamo leggere quest’oggetto come coloro che lo hanno realizzato. E anche il fegato reale. Un organo che possediamo, eppure rimane celato.
A questi due oggetti Geleen ne aggiunge un altro, ‘conosciuto’: due blocchi neri in polistirolo, due parallelepipedi, che scolpisce, per la prima volta. Nella sua pratica, infatti, l’artista utilizza ad ogni mostra un materiale mai usato prima. Così i solidi di polistirolo, tagliati con un lama incandescente, rivelano scarti che si caricano di significato, quasi a sovrastare la massa solida dei due parallelepipedi che formalmente ricordano i due emisferi del cervello. L’organo ‘nobile’,  ci ricorda Platone, che dialogava con il resto del corpo grazie alla superficie riflettente e lucida del fegato; un fegato, come abbiamo visto, che serve a vedere il futuro. Concetto che l’artista evoca ulteriormente attraverso un intervento sonoro di un treno in transito: il suono è il movimento, condizione prima del futuro.

*Modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni etrusche, II -I sec. a.C.

Paul Geelen (1983)
vive e lavora ad Amsterdam
Dal 2004 al  2008 ha studiato al the AKV | St. Joost in Breda. Nel 2014 ha completato i due anni di residenza al De Ateliers ad Amsterdam. Recentemente ha esposto: A Minor State of Flux – Arti et Amicitiae, Amsterdam (2017), Sliding under traces – A Tale of Tub, Rotterdam (2016), Survival Blur – Grey Light Projects, Brussels (2015), Percussive Hunter – Akbank Sanat, Istanbul (2015), Axis Mundi (Art as a healing tool) – Moinsun, Paris (2015), The Hidden Picture – Cobra Museum, Amstelveen (2014), Offspring – de Ateliers, Amsterdam (2014) e  Æon Flux a P/////AKT, Amsterdam (2014).

Foto di Cristina Leoncini


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Serie Inversa_Exh#04
27 Aprile 2017 ore 18.30
Via Poliziano 32, Torino

Con la mostra collettiva _Exh#04, si chiude il ciclo annuale di Serie Inversa, programma promosso da Progetto Diogene che compie una ricognizione sul territorio piemontese alla scoperta di percorsi di ricerca artistica attualmente fuori dal circuito commerciale o istituzionale. Gli artisti selezionati per la quarta edizione del progetto, che verrà ospitato negli spazi di Via Poliziano 32 a partire dal 27 Aprile 2017, sono Francesco Del Conte, Domenico Olivero e Juan Sandoval.

Joining, di Francesco Del Conte, indaga la tradizionale tecnica di costruzione ad incastri lignei che nel corso dei secoli ha modellato l’architettura giapponese. L’opera è stata pensata e prodotta dall’artista durante i 7 mesi ospite del centro d’arte contemporanea CCA Kitakyushu in Giappone. La genesi del progetto parte dalla realizzazione di otto incastri commissionati a Toshiro Kobayashi, falegname che vive nella prefettura di Ehime.  L’artista ha indagato questi oggetti con tutto il rigore metodologico che il medium fotografico concede, restituendoli come i protagonisti  di un manuale d’uso che ne illustra il funzionamento attraverso la retorica di una sequenza temporale neutra e distaccata.
Ogni incastro, con le numerose parti di cui è composto,  evoca e contribuisce all’armonia della costruzione, divenendo non solo testimone e paradigma funzionale del concetto stesso di architettura, ma ci invita a riflettere sulla relazione originaria che intercorre tra l’uomo, lo spazio e l’abitare. Un oggetto-parabola che custodisce una forma di conoscenza, una porzione di storia che respira nell’immagine del tempo che questi oggetti incarnano.

Con Tusiri inundu 1827 (tutto si risolve in un dubbio 1827) Domenico Olivero vuole riflettere sulla contemporaneità con spirito umanista, indagando la labilità della memoria e le nuove tecnologie informatiche. In questa occasione, la forma instabile della natura diventa memoria scultorea. Il concetto di molteplicità e creazione viene evidenziato nella relazione fra la forma fisica di una semplice palla, composta da migliaia di instabili cristalli di neve, percepita da uno scanner laser che la trasforma in un codice digitale. Attraverso un collegamento automatico a una stampante 3D il codice crea un oggetto fisico, stabile. Artificio innaturale, opera figurativa, memoria dei riflessi di luce su un corpo trasparente, forse qualcos’altro; perplessità evidenziate dalle immagine di sfondo, un cielo e un codice QR.

Il progetto Nascondere si inserisce all’interno dell’attuale ricerca di Juan Esteban Sandoval sull’oggetto scultoreo, che si pone in relazione con un contesto specifico, dove l’impatto ambientale dell’industria è particolarmente significativo e in alcuni casi disastroso. Il manufatto in mostra è il risultato di un processo di estrazione di terre e argille raccolte nella zona tra Napoli e Caserta, dove nel corso degli anni rifiuti tossici e materiali vari sono stati nascosti illegalmente in discariche legali e abusive. Il progetto riguarda inoltre un’azione consistente nel nascondere questo manufatto nel muro di una nuova costruzione in Svizzera. Nascondere riflette in modo indiretto sui rapporti contraddittori tra i livelli di legalità e illegalità di cui spesso è difficile esprimere un giudizio o una posizione. L’esito dell’intervento di Sandoval può essere letto come l’annuncio visivo di qualcosa di cui non si possiedono istanze visibili, una sorta di paradosso della rappresentazione, un modo di avvicinarsi all’oggetto di indagine che assume le sembianze di una apparizione.

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Bio artisti

Francesco Del Conte (Milano, 1988), ha studiato grafica d’arte all’Accademia Albertina di Torino. Successivamente si sposta in Belgio e nel 2013 ottiene un master in fotografia all’Hogeschool Sint-Lukas Brussels con una tesi riguardante l’uso della fotografia analogica all’interno della società contemporanea. La sua ricerca si concentra particolarmente sulla pellicola fotografica e propone delle installazioni in cui proiettori e light-box organizzano lo spazio circostante.

I progetti più recenti studiano una serie di oggetti e strumenti appartenenti ai settori industriali e architettonici. Il suo lavoro è stato esposto in Italia, Belgio e Giappone.

Domenico Olivero (Cuneo, 1964), è artista dall’approccio fortemente concettuale, le cui espressioni adottano diverse tecniche, in particolar modo i new media, declinate alle dinamiche sociali e antropologiche. L’interesse per le strategie comunicative lo porta ad attivarsi nella realtà del web, usata in diverse tematiche: Cuneosuccede, una social dailynews su Facebook, do@time, un blog sull’arte, o Pa-re-te, progetto artistico nel web. Fra i tanti suo lavori attivi segnaliamo le recente tappe di Oc-land, presentate in diverse sedi, operanti sulla formazione della identità. Collabora col gruppo E_qui.

Nella sua ricerca Juan Esteban Sandoval (Medellin – Colombia, 1972), ha sviluppato progetti partecipativi in collaborazione con associazioni culturali che si occupano dei temi dell’immigrazio-ne, economia e cultura locale. Ha realizzato lavori con i membri delle comunità indigene della regione amazzonica e delle Ande. Le sue ricerche attuali sono incentrate sul ruolo dell’operaio all’interno del processo di trasformazione delle città e sui processi e materiali che conferiscono significato all’oggetto scultoreo.


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BIVACCOURBANO_R

JAIMINI PATEL
Remainder 10/14-09/15

6 Novembre 2015
h. 20.30 > 23:30

Blank, via Reggio 27, Torino

TORINO – Verrà inaugurata venerdì 6 novembre negli spazi di blank la mostra Remainder 10/14-09/15, un’installazione dell’artista inglese Jaimini Patel, vincitrice dell’ottava edizione della residenza/borsa di ricerca Bivaccourbano_R, messa in palio da Progetto Diogene a sostegno della indagine artistica. Durante l’opening sarà presentato anche il catalogo, con un saggio di Brian Catling e una conversazione tra Rebecca Heald e l’artista.

La mostra è il risultato della ricerca iniziata durante la residenza, indagine che si è evoluta nel corso dell’ultimo anno in una serie di lavori ancora aperta. Patel ha accumulato dei semi di diversi tipi di cibo consumati a Torino, e ne presenta dodici composizioni accanto a opere di carta carbone. Iniziate prima della sua permanenza a Torino, le sculture di carta carbone sono entrate a far parte del lavoro dopo una visita all’Archivio di Stato in piazza Castello, in seguito ad una considerazione sulla natura di un archivio. Semi e carta carbone sono solitamente eliminati una volta usati. Tuttavia, quando l’attenzione viene rivolta verso questi oggetti indipendentemente dalla loro funzione, essi diventano contenitori di strati misteriosi di informazioni, di tempo, di conoscenza e di memoria. Un layer riguarda la durata biologica, l’altro un’esperienza costruita in essi. Sono entrambi meccanismi per la copia, che avviene inevitabilmente attraverso un processo di errori incrementali, giri di informazioni, perdite e guadagni. I punti di lavoro guardano verso un lascito di un evento passato, ma anche una possibilità non ancora espressa, qualcosa che ancora può accadere.

La mostra di Jaimini Patel è realizzata nell’ambito del programma Bivaccourbano_R, in collaborazione con e/static e supportata dal contributo della Compagnia di San Paolo, della Regione Piemonte, con il Patrocinio della Città di Torino e la collaborazione di GTT Gruppo Torinese Trasporti. La mostra sarà visitabile anche sabato 7 novembre, dalle 21 alle 24, in concomitanza con La notte delle arti contemporanee, e sino al 28 novembre su appuntamento.

COMUNICATO STAMPA

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via Reggio 27 – Torino
dal 7 al 28 novembre 2015
su appuntamento T.011.235140
 www.estatic.it 


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Serie Inversa_Exh#03

Torino – Con la mostra collettiva _exh#03, si chiude il ciclo annuale di Serie Inversa, programma promosso da Progetto Diogene per compiere una ricognizione sul territorio piemontese alla scoperta di percorsi di ricerca artistica attualmente fuori dal circuito commerciale o istituzionale. Gli artisti selezionati per la terza edizione del progetto che verrà ospitato negli spazi dell’Associazione Barriera, a partire dal 15 luglio, sono Alice Benessia, Michela Depetris e Paul-Flavien Enriquez-Sarano.

Alice Benessia utilizza il linguaggio fotografico analogico per indagare il tema esistenziale del rapporto tra l’essere umano e il resto dei viventi (e non viventi) che lo circondano, lo accompagnano e lo sostengono in vita sul pianeta. Con l’installazione Animale di terra, Benessia tenta di formalizzare una relazione controversa tra uomo e natura, dove l’individuale e il collettivo mostrano punti di contatto e di complementarietà. Una serie di fotografie analogiche in bianco e nero, stampate a mano su carta baritata dall’artista, sono esposte senza nessuna protezione sul suo tavolo di lavoro realizzato da un artigiano sulla base di un disegno sviluppato dall’artista a partire dalle misure del suo corpo. Un approccio che riconduce a questioni primordiali come la personalità del singolo e la sua vulnerabilità.
Al potere iconico delle fotografi vengono affiancati dei testi scritti e tre grandi stampe (sempre b&n analogiche stampate dall’artista), che rafforzano ulteriormente la dicotomia tra pathos e logos.

Michela Depetris riflette sul legame tra intimità, sguardo e identità. Il primo topic è sia un tema centrale che il metodo di lavoro utilizzato dall’artista. Tutti i suoi lavori partono, infatti, da un’idea di azione performativa intesa come processo generativo di riflessione e come possibilità di slittamento dell’ordinario. Anche la relazione con l’altro è sostanziale: instaurando collaborazioni e relazioni, Depetris indaga i processi condivisi e le possibili influenze reciproche, interpretando i luoghi in cui avvengono come possibili spazi di interlocuzione. Con l’appropriazione della realtà attraverso l’esperienza soggettiva, cerca di restituire una possibile visione sensibile e non manipolata, senza censura, aperta, intima ma non autoreferenziale.
Di recente si è approcciata allo studio di identità e sguardo attraverso il video, la fotografia, l’installazione audio e la performance, muovendosi in un ambito ibrido, tra il reportage, la composizione poetica e l’azione.

Paul Flavien Enriquez-Sarano traduce il suo interesse per la macchina e per i sistemi artificiali, stimolo che deriva dai suoi studi di ingegneria informatica. L’artista riflette non solo sull’importanza che assume la macchina da un punto di vista sociale, ma anche sul ruolo di intermediario che questa incarna nelle sue opere in relazione al pubblico e ai discorsi interiori dell’artista.
Paul-Flavien estende questa riflessione all’automatismo legato a un suo fatto fisico e biografico attraverso il quale interviene, in modo singolare, la nozione di piacere come esperienza rivoluzionaria e come flusso cognitivo o ideo-motore. Questa ricerca l’ha spinto a immaginare dei dispositivi di creazione ispirati dai sistemi meccanici, installazioni relazionali che mettono in discussione i temi della coscienza e della filosofia della mente, restituendo allo stesso tempo uno sguardo poetico sulle proprie identità ed esistenza, figurandole in modo a volte assurdo e ironico, piuttosto che inquieto o catastrofista.

BIOGRAFIA ARTISTI

Alice Benessia nasce a Torino nel 1973, dove vive e lavora. Laureata in Fisica all’Università di Torino e PhD in Scienze tecnologia e diritto; ha conseguito un Master of Fine Arts alla School of Visual Arts di New York (2002), e un Master in Philosophical Foundations of Physics alla Columbia University di New York (2003). Alice Benessia è anche ricercatrice sui temi dell’epistemologia della sostenibilità presso l’Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità (IRIS), oltre ad essere membro fondatore dell’Associazione Italiana per Scienza della Sostenibilità. La sua ricerca è interdisciplinare sulle questioni epistemologiche che sorgono nel quadro dell’arte, della scienza e della sostenibilità. Nella fotografia concentra la riflessione sul rapporto tra gli esseri umani e i sistemi socioecologici.  www.alicebenessia.it

Michela Depetris nasce a Cuneo nel 1984. Ha frequentato per due anni la Facultad de Bellas Artes de Valencia e poi l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, dove si è diplomata. Nel 2009 ha frequentato, e poi concluso, il Master of Performing Arts Practices and Visual Cultures al Museo Reina Sofia di Madrid, in collaborazione con l’ Universidad de Alcalà de Henares. Dal 2012 vive a Torino. Da anni lavora con la fotografia polaroid, la performance, il video e l’audio-installazione. www.micheladepetris.com

Paul Flavien Enriquez-Sarano nasce a Parigi nel 1980. Artisticamente è cresciuto a Berlino, dove ha collaborato con enti pubblici e privati. Ha esposto le sue opere in vari spazi d’arte come il museo MAGA di Gallarate, il Museo del Novecento di Milano, il CCA Zamek Ujazdowski di Varsavia, il Sophiensaele di Berlino, il Centro d’arte Ashkal-Alwan di Beirut, e ha collaborato con delle gallerie private come Exile a Berlino, Artspace gallery a Parigi e Elclimamola a Barcellona. Dal 2009 collabora con l’artista italiana Ambra Pittoni su progetti legati alla performance e all’installazione.


Pesce Khete

Bivaccourbano_R

PESCE KHETE
Fast dunkel, she says

9 novembre 2014
Barriera, via Crescentino 25, Torino

Colazione in Barriera 2014, giunta all’ottava edizione, ospita la mostra di Pesce Khete, curata da Progetto Diogene

La mostra dal titolo Fast dunkel, she says dell’italo-svizzero Pesce Khete, è nata nell’ambito della settima edizione del programma di residenza torinese Bivaccourbano_R e che verrà presentato negli spazi di Barriera, ex complesso industriale interamente ristrutturato dal 2007. Durante l’opening sarà presentato anche il catalogo collegato al progetto, con testi di Manuela Pacella.

Nell’elaborazione della ricerca nel capoluogo piemontese, svolta da settembre 2013 a marzo 2014, Pesce Khete si è concentrato sull’ulteriore messa in discussione del proprio approccio alla pratica artistica, mettendo in evidenza evoluzioni semiotiche e cambiamenti linguistici conseguenti che, talvolta, risultano incontrollabili: ampliare le possibilità di soluzione tecnica per frammentare e riorganizzare la necessità primaria della rappresentazione, trovare un equilibrio e una compiutezza tra controllo e assenza dello stesso.

Nei suoi lavori, Pesce Khete mette in equilibrio pittura e fotografia analogica per inseguire – in maniera istintiva e razionale allo stesso tempo – una sensazione di vertigine generata dalla consapevolezza dell’impossibilità di percezione totale degli oggetti, dalla coscienza del limite umano di poter conoscere solo in potenza i contenuti nel loro insieme. Attraverso una catalogazione effettuata per mezzo della fotografia analogica, l’artista compie un’osservazione del reale che trova equilibrio nella rarefazione dell’immagine pittorica sempre astratta, caotica, contrastante con i grandi formati fotografici.

La mostra di Pesce Khete rappresenta l’esperienza pilota della nuova formula di Bivaccourbano_R, che dal 2013 comprende il periodo di residenza nel tram situato nella rotonda di Corso Regio Pargo /Corso Verona e una borsa di ricerca, offrendo all’artista selezionato il tempo e il sostegno economico necessari per condurre una ricerca di medio periodo (sei mesi). Bivaccourbano_R è supportato dal contributo della Compagnia di San Paolo, della Regione Piemonte, con il Patrocinio della Città di Torino e la collaborazione di GTT Gruppo Torinese Trasporti.

Barriera e Progetto Diogene saranno presenti ad Artissima 2014 nello spazio Musei in mostra, con un opera che è espressione del lavoro dell’artista svoltosi durante la Residenza Bivaccourbano_R.

 

Lost Futures – Presente Imperfetto Testo di Manuela Pacella

 

Serie Inversa_Exh#02

FRANCESCA FERRERI / PINUCCIO REVELLO / ARIANNA UDA

martedì 8  luglio 2014
via Poliziano 32, TORINO

 

I tre artisti sono stati scelti tra i partecipanti di Collecting People / Serie inversa, incontri a intervalli regolari aperti al pubblico del Tram, coi quali Progetto Diogene pone l’attenzione sulle pratiche artistiche del  territorio.

Serie Inversa_Exh#02 è la seconda di una serie di mostre che attingono da quest’indagine, per proporre ai selezionati la possibilità di produrre un progetto inedito e, attraverso momenti di discussione e confronto tra gli artisti e i membri del Gruppo,  farlo entrare in un processo di concretizzazione e restituzione pubblica. Per questa seconda edizione il luogo della mostra sarà lo spazio di Via Poliziano 32, luogo senza precedenti espositivi appositamente individuato da Diogene per l’occasione.

Francesca Ferreri (Savigliano 1981) con la serie Eterocronie (Integrazioni), dà vita a sculture che assemblano oggetti ordinari con gesso pigmentato, seguendo l’intento di “ricostruire” un oggetto immaginario a partire da elementi esistenti. Il concetto di ‘Ricostruzione’ nel suo lavoro concerne l’analogia di un processo della mente (il processo di richiamo delle immagini attraverso la rievocazione) con la pratica del restauro. Nella rievocazione di immagini e ricordi, la mente non li ‘ripesca’ mai per intero, ma li ‘ricostruisce’ ad ogni richiamo, con conseguente perdita od aggiunta di dati. Nelle opere di Ferreri, dati ‘certi’ e dati ‘mancanti’ si incontrano, rendendo visibili suggestioni che condensano il momento del passaggio, il momento-limite in cui la forma si manifesta nel suo momento presente, dunque potenzialmente mutabile, nello stesso tempo, concreto.Nella serie Quaderno a cancelli l’artista interagisce con la griglia stampata di un quaderno a colonne, con le sue limitazioni di spazi e di colore, attraverso interventi a china, realizzati ‘imitando’ l’aspetto delle griglie di partenza. L’intento è quello di integrare la griglia data, considerandola come soggetto e modificandone ogni volta la percezione. L’opera intende mostrare come l’aggiunta di alcuni tratti sia in grado di riattivare l’intero oggetto in esame, alterando la distribuzione dei pesi. L’intervento offre una riflessione sul limite e sulle sue possibilità.
www.francescaferreri.com

Pinuccio Revello (Cuneo 1968) presenta alcuni esiti del suo progetto La Causa del Nulla – opposti e riflessi.Partendo da una vertiginosa scala numerica, costruita dall’artista nel corso degli anni, la ricerca trova concretezza formale ed una sua applicazione attraverso un dispositivo composto da tre sculture, un video e un disegno, che offre spunti di riflessione al contempo filosofici e matematici.Con queste opere, che costituiscono l’esito formale di una ricerca ben più ampia, l’artista continua ad esplorare ed interrogare le dinamiche dell’esistenza, nel tentativo di ritrovare un proprio sé, di cui non si possiede più memoria o traccia alcuna.
La ricerca di Revello, indagando i rapporti percezione-realtà, spazio-oggetti pone inoltre alcuni interrogativi sulla conoscenza stessa, ovvero perché conosciamo quello che sappiamo? La causa del nulla – opposti e riflessi è un progetto che l’artista persegue nel tentativo di identificare un proprio centro fondante, che possa esporre una personale visione della vita. A questo personale assunto “Quindi l’essere è Uno, e ciò che c’è, sono le infinite possibilità che l’Uno ha di Esserci ed evolversi” l’artista ha fatto seguito con un suo disegno dell’organizzazione dell’Essere e dell’Esserci. Il disegno prende spunto dalla celebre sequenza Fibonacci e visualizza conferendo forma alle suggestioni sopradette in cui l’artista ha “fatto coincidere l’Unico con il Nulla e la Moltitudine con il Tutto.”

I tre lavori di Arianna Uda (Alba 1985) dialogano tra loro in un gioco di sospensioni e accelerazioni generando un incrocio di linguaggi e suggestioni emotive. Modulo per l’isolamento di un corpo nell’esercizio delle sue funzioni politiche è uno studio del modulo pensato per isolare il più efficacemente possibile e con il minor impiego di risorse una persona nell’esercizio del proprio diritto di voto. Al contempo è una riflessione sui motivi che portano a dover isolare un individuo nel momento della sua massima espressione in quanto parte di una comunità. L’attimo perfetto consiste nella proiezione del video dell’incidente ferroviario di Santiago di Compostela avvenuto nel Luglio 2013. Fermando il video prima che il disastro abbia luogo, l’attenzione si concentra sull’attimo in cui niente è successo e tutto può succedere, sospeso e infinito.Ma è possibile ricreare la percezione di un istante?Lo stesso intento si ritrova in E poi, all’improvviso che cerca di catturare, ricreandolo, il momento dell’ispirazione. Le due fotografie, infatti, non sono riproduzioni delle altre due opere in mostra, bensì ritraggono il momento in cui è nata l’idea di quegli stessi lavori. Ne scaturiscono un cortocircuito di linguaggi e uno “smascheramento” dell’opera d’arte.
www.ariannauda.blogspot.it/

Serie Inversa_Exh#01

VALERIO MANGHI / ENRICO PARTENGO

serie inversa 1

9  dicembre  2013
STUDIO DIOGENE
via Parma 31, TORINO

Il Gruppo Diogene è lieto di invitarvi, giovedì  9 gennaio al Finissage  della mostra Serie Inversa_Exh#01 di Valerio Manghi ed Enrico Partengo.
I due artisti sono stati scelti tra i partecipanti di Collecting Peolple_Serie Inversa, incontri a intervalli regolari aperti al Pubblico del Tram, coi quali Progetto Diogene vuole porre l’attenzione sulle pratiche artistiche che si stanno consolidando sul territorio.
Serie Inversa_Exh#01 è la prima di una serie di mostre che attingono da quest’indagine, proponendo ai selezionati la possibilità di produrre un progetto inedito e, attraverso momenti di discussione e confronto tra gli artisti e i membri del Gruppo, farlo entrare in un processo di formalizzazione e restituzione pubblica. Per questa prima edizione il luogo della mostra sarà lo spazio Studio Diogene di Via Parma 31 e sarà visitabile su appuntamento fino al 09 Gennaio 2014, giorno del finissage.
Con UNRAVELING HUMANS_01: MEDIA  Valerio Manghi (Ivrea 1988, vive a Torino) proporrà una sua personale mappatura di decodifica delle relazioni che intercorrono tra l’individuo e i mezzi di comunicazione di massa nella società contemporanea.
Un’installazione ambientale che, attraverso lo sviluppo materiale di una concatenazione di significati, tenta di sbrogliare, palesandole, le reazioni della mente umana all’incontro con un mezzo di comunicazione specifico e basilare quale la pagina di un comune rotocalco.
Il progetto di Enrico Partengo (Torino 1985) è la concretizzazione delle sue recenti riflessioni sul fenomeno dell’antropizzazione del territorio, quindi dell’intervento attraverso il quale l’uomo conforma e manipola l’ambiente naturale che lo circonda e la risultanza estetica che ne deriva. Una serie di lavori che pone l’accento sul cortocircuito emotivo che si genera per esempio guardando un tramonto reso cromaticamente suggestivo dall’inquinamento atmosferico, o il fascino estetico che può suscitare la visione di un eco-mostro abbandonato. Tra i lavori di Partengo in mostra dei saggi in cemento armato, calchi del terreno che traducono
in scultura le asperità di un’ incongruenza generata dall’intervento umano su un dato luogo, caricati successivamente della valenza cromatica che il test di tornasole restituisce di quel terreno campione.


 

Campo Volo 2011

Campo volo è un ciclo di eventi ideato da Carlo Fossati direttore di e/static di Torino. La rassegna, che si svolge negli spazi di Blank in via Reggio 17 a Torino, prevede la produzione di eventi durante una serata in cui l’artista invitato presenta un progetto inedito.
Il gruppo Diogene  ha curato due appuntamenti.

Saverio Tonoli Adamo

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blank, via Reggio 27, Torino
realizzazione curata da: Progetto Diogene
sabato 26 marzo 2011

Molti, molti anni fa, nel bel mezzo di una serena giornata di sole, sotto gli occhi di tutti, comparve improvvisamente la città fluttuante, sospesa nell’aria come una mongolfiera. Sopra di essa correvano mutevoli strati di nuvole. Ai suoi piedi ruggivano gonfie le onde del mare. La città fluttuante era lì sospesa a mezz’aria, senza salire né scendere; quando una brezza la investiva, essa dondolava leggermente per tornare subito immobile. Come accadde tutto questo? Solo i nonni dei nostri nonni ne furono testimoni. Fu un’esperienza incredibile e terrificante, quando la ricordavano tornavano a inquietarsi come allora: sulle loro teste strati di nuvole in collisione, il cielo fitto di lampi, tuoni che rombavano ovunque. In mare una moltitudine di navi pirata, bandiere con teschi e ossa incrociate, continui colpi di cannone. D’un tratto la città fluttuante era calata giù dagli strati di nuvole, restando so-spesa nell’aria. Passeranno molti anni, e col tempo i nonni dei nostri nonni morirono, e an-che i nostri nonni stessi, uno dopo l’altro, si addormentarono nell’eterno riposo, e le storie del passato che avevano tramandato diventarono oscure leggende. I discendenti di questi nonni si stabilirono nella città fluttuante, adattandosi piano piano alle sue condizioni. Le leggende sulla città cominciarono a sbiadire nella loro memoria, finché la maggior parte della gente si convinse che essa sarebbe rimasta per sempre così, sospesa nell’aria, senza alzarsi o abbassarsi; quando avesse soffiato il vento, essa avrebbe dondolato un pò, come un’altalena. E così, molti e molti anni ancora passarono.

(da “Mirabilia dalla città fluttuante”, di Xi Xi, 1998; traduzione di Cosima Bruno)

Saverio Tonoli Adamo (Bergamo,1984) affronta l’estraneità della presenza, la ricostruzione di percorsi come tecnè dell’immaginario. La deformazione del preesistente come radice di sviluppo attraverso la forzatura del linguaggio visivo diviene il vortice obbiettivo per la creazione di pensieri spaziali, una linea possibile per una proiezione al di fuori del riconoscimento. La creazione come ricerca, la transposizione del banale in un accenno geometrico di impossibile bellezza rappresentano l’origine di un’urbanistica irreale condivisa. (Progetto Diogene)

Luogo: blank, via Reggio 27, Torino
Realizzazione curata da:Progetto Diogene per e/static
Info: 011235140 estatic.it progettodiogene.eu


Giovanni Morbin

 

G.MorbinLID

blank, via Reggio 27, Torino
realizzazione curata da: Progetto Diogene
venerdì 5 novembre 2010

– ti dico solo quello che devi sapere. il resto non ti riguarda sono affari miei.
– dodici fasi, eh? e quante ne restano ancora?
– in tutto ce ne sono trentatré.
– se me la cavo altrettanto in fretta con le prossime dodici, mi ritroverò in dirittura di arrivo.
– non è così semplice, te lo garantisco, per quanto tu creda di aver patito finora, non è niente paragonato a quello che ti aspetta.
– gli uccelli mica patiscono. Aprono le ali e via. Se è vero che io ho il dono come dite voi, non vedo perchè non dovrebbe essere  facile.
– il fatto è, caro il mio zuccone, che tu non sei un uccello. Sei un uomo. Se vogliamo che tu ti alzi da terra, dobbiamo aprire in due il cielo. Dobbiamo prendere questo maledetto universo e rovesciarlo come un guanto.

(Paul Auster, Mr Vertigo, Einaudi, 2006)