Collecting People

Collecting People è un iniziativa volta alla condivisione e alla diffusione della conoscenza, attraverso la quale Progetto Diogene si apre ad incontri ed interventi estemporanei, determinati talvolta dal semplice passaggio in città di un artista, o di una qualsiasi altra figura di alto profilo culturale, incline alla condivisione del proprio lavoro.


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Collecting People | Mosè Morsut e Francesco Di Meglio. Margine, montagna, musica, sostenibilità, relazione

mercoledì 18 maggio 2022, ore 18:30
Tram Diogene, Corso Regio Parco / Corso Verona – Torino

A fine settembre 2019 il giovane chitarrista Mosè Morsut ha completato il suo progetto Pizzicando le Alpi, un viaggio attraverso le Alpi seguendo a piedi il Sentiero Italia: 1087 chilometri, 49021 metri di dislivello in salita e 51834 in discesa, per 91 giorni di cammino, offrendo concerti in cambio di vitto e alloggio. Il 19 maggio 2022 partirà di nuovo per percorrere questa volta “l’altra via” che collega Torino a Savona.
Il progetto di Mosé Morsut ha l’obiettivo di fare esperienza della montagna secondo i ritmi lenti che la caratterizzano e che meglio la rispettano, sostenendo un approccio alla montagna rispettoso dei suoi tempi, dei suoi spazi, dei suoi abitanti, della sua severità e del suo equilibrio. 
Il carattere del percorso si basa sullo scambio reciproco (i rifugi hanno offerto vitto e alloggio in cambio di concerti e quattro sponsor hanno sostenuto l’impresa fornendo materiali e competenze), su un’interazione empatica e creativa non solo con le persone, ma anche con il territorio di “margine” inteso come una risorsa, come spazio della possibilità. Mosè promuove così la sua musica in una dimensione acustica diversa e libera come quella di vallate e rifugi, partendo dalla considerazione che la marginalità non è una parte residuale, ma è anzi quel terreno forse decisivo per vincere le sfide della contemporaneità, per cercare un nuovo modo di condividere le risorse che tiene conto della lentezza, dell’attesa, della fatica, dell’imprevedibilità, della fragilità, della potenza delle relazioni, della solidarietà, delle piccole cose che sono anche il valore della polis, della comunità. 
NEMO Nuova Economia in Montagna
, associazione e cooperativa della quale Francesco Di Meglio è presidente, è un progetto diffuso di animazione territoriale delle Aree Interne con lo scopo di generare un’economia basata su processi collaborativi volti a creare comunità; è un sistema aperto di relazione tra persone ed organizzazioni, interprete delle potenzialità dei territori montani.

Il Tram Diogene è nato ispirandosi ai bivacchi montani che si adattano alla morfologia dei luoghi, usando le forme preesistenti dei ripari naturali; l’esempio di Diogene di Sinope e della sua botte può considerarsi contemporaneo a nostro avviso: l’abbandono di tutto ciò che è superfluo, attraverso una pratica di sperimentazione, resistenza e sostenibilità, lascia spazio all’esercizio dell’ascolto, alla pratica del fare e della riflessione partecipata. Allo stesso modo le connessioni tra la montagna e la città possono favorire l’incontro tra soggetti appartenenti a contesti, ambienti e comunità diversi, così da creare momenti di condivisione, integrazione e riconoscimento, per costruire un confronto su “il senso, il disagio, la bellezza, di vivere nel luogo da cui si osserva il mondo” (Vito Teti, La restanza, 2022).

  Mosè Morsut inizia a suonare la chitarra all’età di 8 anni. Dopo molti anni di studi classici con importanti insegnanti come Maurizio Colonna, dopo essersi cimentato poi in musica moderna, dopo aver partecipato a diversi festival e fiere musicali (cremona mondo musica, ADGPA Guitar rendez vous, Sarzana guitar meeting, Parma reggio Guitar fest), il 21 Marzo 2019 pubblica “PUZZLE” il primo disco contenente le sue musiche. Un disco senza testi, senza parole, solo con note, sensazioni e sapori. Attento all’ambiente il packaging del suo disco è plastic-free, un origami di carta illustrato da Eugenio Cesaro (voce degli Eugenio in Via Di Gioia). Il 23 giugno 2019 Mosè mette letteralmente le gambe a “Puzzle” portandolo in alta quota in una serie di concerti itineranti lungo i rifugi del Sentiero Italia. Parte quindi per 91 giorni di viaggio completamente a piedi, 1087 km durante i quali suona in ben 51 luoghi diversi! Il suo tour, dal nome “Pizzicando le Alpi”, si conclude il 22 settembre 2019 nella piazza principale di Tolmezzo (UD) durante i festeggiamenti per la “Festa della Mela”. 
Dal 19 al 28 maggio 2022 il chitarrista Mosè Morsut è protagonista del progetto “Pizzicando l’altra via”, un tour di concerti lungo le 9 tappe del cammino “l’altra via” che collega Torino a Savona: 206km, 9 concerti, attraversando il Monferrato, il Roero, le Langhe, i monti liguri per arrivare al mare.

   Francesco Di Meglio è socio fondatore e presidente della cooperativa NEMO Nuova Economia in Montagna, un sistema aperto di relazione tra persone ed organizzazioni, interprete delle potenzialità dei territori montani o marginalizzati, e facilitatore nella costruzione di reti verso un obiettivo comune: generare un’economia orientata al perseguimento di obiettivi sociali e ambientali, basata su processi collaborativi volti a creare comunità. Associazione dal 2019, costituitasi anche come cooperativa nel 2020, in NEMO confluisce una rete di professionisti provenienti da diversi background, creando un team ricco e interdisciplinare che condivide la passione per lo sviluppo del territorio, e per il benessere delle persone e delle comunità. 
Di Meglio è educatore professionale ed ambientale con esperienze negli ambiti della disabilità adulta e minorile, della psichiatria, dei minori in contesti di disagio e non, dei carcerati e degli anziani. Nel tempo è stato accompagnatore naturalistico e formatore ambientale, pastore ovicaprino, operatore ed organizzatore culturale, valutatore socio-ambientale delle imprese, progettista sociale. Per molto tempo ha intervallato, per necessità e per piacere, la vita in città ed in montagna. Grazie a NEMO cerca di fare sintesi e decidere, insieme ad altri, dove e come vivere bene.


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Collecting People | La memoria dei vinti. Elena Testa & Beatrice Verri

venerdì 08 aprile 2022, ore 18:30
Heritage Lab Italgas, Corso Palermo 4, Torino

La necessità di archiviare e conservare accompagna qualunque attività umana, privata e collettiva. Spesso l’uso futuro delle informazioni e dei documenti non è prevedibile; è quindi necessario formare la consapevolezza che anche il disordine dei dati, la perdita parziale o totale delle informazioni, la deliberata distruzione sono atti possibili con circostanze da gestire.

Jaques Derrida fin dalla metà degli anni novanta, concentra la sua riflessione sull’archivio, individuando tra la polarità accumulo/perdita la molteplicità di logiche e prospettive insite nel bisogno di archiviare. Derrida inizia la discussione dall’etimologia del termine ‘archivio’ concentrandosi sui significati remoti, quelli contenuti nella parola greca Archè, che da una parte vuol dire inizio, principio, origine inteso nel senso di avvio o cominciamento, dall’altra significa comando, principio ordinatore o legiferante che implica il comandare, il controllare e il mettere ordine. La parola archivio si avvicina però anche al termine Archeion, che indica la residenza dei magistrati supremi della Grecia Antica: nell’Archeion, luogo dedicato e pubblicamente riconosciuto, sono depositati i documenti ufficiali della città, di cui gli Arconti sono i custodi e gli interpreti. Attraverso il legame con l’Arconte, Derrida sottolinea come gli archivi siano la testimonianza del modo in cui il potere si configura: l’archivio non solo include e conserva, ma è anche prova di un racconto di esclusione di ciò che non viene raccolto, o che essendo stato raccolto viene poi scartato.

Con Beatrice Verri e Elena Testa proveremo a confrontarci sulla questione dello spazio dell’archivio come luogo di pensiero e prospettiva di progetto storico, come sistema critico che guarda al futuro: dati, informazioni, documenti non sono solo quantità, ma prima di tutto sono dispositivi che raccontano storie, e per saperle leggere occorre conoscere, confrontare e interpretare compiendo delle scelte.

I filmati di famiglia raccolti e conservati nel progetto Mi ricordo – l’archivio di tutti dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa sono un tentativo di resistenza alla perdita: raccoglie e digitalizza i film di famiglia, per ritrovare le testimonianze visive del nostro recente passato, conservarle e riproporle. Con il trascorrere dei decenni, le immagini dei luoghi di lavoro, dei riti familiari e di gruppo, un tempo create per la continuità degli affetti e delle relazioni, diventano testimonianza dell’evoluzione di un’intera comunità, cioè diventano“storia”. Mi ricordo tenta di ricostruire una narrazione collettiva nelle memorie individuali e familiari, per ricostruire le trasformazioni sociali.

Allo stesso modo, la Fondazione Nuto Revelli custodisce e valorizza uno dei più importanti archivi orali d’Italia e nasce per portare avanti i valori che Revelli –alpino in Russia, partigiano, ricercatore della memoria contadina, testimone dell’Italia contemporanea – portò avanti con la sua opera. La Fondazione conserva e valorizza più di mille ore di registrazioni, di recente restaurate e digitalizzate, oltre a settanta metri lineari di fotografie, lettere, testimonianze sulla Seconda Guerra Mondiale, sulla Lotta di liberazione dal nazifascismo, sugli Alpini in Russia, sul mondo contadino. Il lavoro di raccolta di testimonianze orali di Nuto Revelli ha dato voce ai suoi emarginati protagonisti nei volumi Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (1977) e L’anello forte. La donna: storie di vita contadina (1985) che rappresentano la paziente raccolta dei racconti dei vinti: nelle parole degli intervistati da Revelli – i contadini e montanari delle valli cuneesi, le donne della campagna povera, i vinti di sempre – si percepisce la complessità della condizione umana, la drammaticità della memoria.

Attraverso il dialogo spontaneo tra personalità e ricerche diverse, ma affini, proveremo a trovare punti d’incontro che possano in qualche modo fare da humus per la ricerca artistica contemporanea.

Elena Testa è responsabile dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, dipartimento della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Si occupa di conservazione, archiviazione, riutilizzo e valorizzazione di materiale cinematografico di repertorio. Esperta di cinema d’impresa e dei rapporti tra cinema e mondo del lavoro, ha scritto documentari, diretto cortometraggi e curato rassegne per festival e istituzioni culturali.

Beatrice Verri, già traduttrice e curatrice editoriale, è Direttrice della Fondazione Nuto Revelli per la quale ha coordinato il processo di rigenerazione alpina a base culturale della Borgata storica di Paraloup in Valle Stura, di cui cura in particolare il Laboratorio “Anello forte” per la memoria delle donne di montagna. Sul tema della memoria storica femminile ha svolto ricerche, scritto contributi e curato la sezione dedicata del Museo dei Racconti di Paraloup. È Presidente della Fondazione della Comunità Chierese e membro del Consiglio direttivo dell’Associazione nazionale Paesaggi della Memoria in rappresentanza di Borgata Paraloup.

Heritage Lab. Il museo-laboratorio di Italgas ha la missione di digitalizzare il patrimonio storico dell’azienda e valorizzare le narrazioni possibili del suo archivio notificato, in dialogo costante con i partner del territorio, nazionali e internazionali, e come parte del vasto network europeo del Consorzio Time Machine. Heritage Lab utilizza macchine innovative di Factum Arte e ARCHiVe, tecnologicamente evolute dai prototipi di Fondazione Cini, in grado di riprodurre, in altissima risoluzione, ingenti quantitativi di documenti. In partnership con altri player culturali, quali la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Heritage Lab ambisce a diventare polo di ricerca nella ricostruzione storica e centro internazionale di digital humanities dedicato alla digitalizzazione massiva degli archivi d’impresa, coni quali ha avviato una densa attività di scambio e cooperazione. Accanto alla produzione culturale, in Heritage Lab è vivo l’elemento sociale che punta a riattivare percorsi lavorativi interrotti, formando nuove figure professionali: gli umanisti e le umaniste digitali.


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VA’ SENTIERO in dialogo con Andrea Lerda

giovedì 28 ottobre 2021, ore 18:00
Tram Diogene, Rotonda C.so Regio Parco e C.so Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, iniziativa volta alla condivisione della conoscenza attraverso incontri ed interventi estemporanei, Progetto Diogene presenta Va’ Sentiero, un progetto di viaggio lungo il Sentiero Italia, un percorso poco conosciuto di circa 7.000 km che unisce tutte le montagne italiane cavalcando ininterrottamente il dorso delle Alpi e degli Appennini, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna.
Va’ Sentiero è un’idea di viaggio basata sui concetti di scoperta, condivisione e circolarità; è un’avventura lunga tre anni, per riscoprire la centralità della montagna e raccontare le sue genti. Va’ Sentiero è il catalizzatore di un’evoluzione collettiva: quella di chi viaggia e quella culturale, sociale e territoriale delle terre alte.
I sette giovani protagonisti di Va’ Sentiero vedono, nelle migliaia di chilometri di questo itinerario, non solo fatiche e distanze, ma un modo per creare relazioni, per vivere più intensamente i luoghi, per essere partecipi ai margini della realtà, per ritrovare l’equilibrio.

Diogene di Sinope camminava molto. La sua frase solvitur ambulando (camminando si risolve) è forse il passo che ha portato Progetto Diogene a concentrarsi sull’interazione tra teoria e prassi, tra pensare e fare, attraverso un ideale rapporto con la realtà legato ad una riduzione del superfluo allo stretto necessario e ad un’attenta osservazione del mondo circostante.
La relazione tra il sé e il contesto, l’interazione continua tra caso e intenzione, la sperimentazione di quando e dove si è – questioni che ci mettono sulla verticale dell’asse della vita e che caratterizzano il procedere di chi sceglie di mettersi in cammino – sono aspetti distintivi della ricerca artistica che si muove in partenze, false vie, fatiche, slanci, traguardi, vette, trasgressioni, condivisioni, contingenze e cadute.

Attraverso il confronto con Andrea Lerda, curatore del Museo Nazionale della Montagna di Torino, proveremo a condividere esperienze, progetti e visioni per trovare punti di ancoraggio tra diversi approcci del conoscere.

 

Va’ Sentiero nasce dal sogno dei tre fondatori Yuri Basilicò, Sara Furlanetto e Giacomo Riccobono, i quali hanno costruito un vero e proprio team per svolgere sia la spedizione che l’enorme attività documentativa: il videomaker Andrea Buonopane, il filosofo cambusiere Francesco Sabatini, la social media manager Martina Stanga, il graphic designer Diego Marmi e l’autista tuttofare Giovanni Tieppo.
Il viaggio è iniziato a Muggia, in Friuli Venezia Giulia, il 1° maggio 2019 ed è terminato, nella prima parte, a Visso, nelle Marche, a fine novembre 2019. La seconda parte, dalle Marche alla Puglia, si è svolta nel 2020: il 30 agosto la partenza da Visso, per raggiungere a novembre Santa Maria di Leuca, in Salento. La terza parte, comprendente il percorso in Sicilia e in Sardegna, e poi in Campania, Calabria e Basilicata, si è conclusa a settembre 2021.
www.vasentiero.org

Andrea Lerda (1983) è storico dell’arte, curatore freelance e fondatore del progetto online Platform Green.
Da diversi anni concentra la sua pratica curatoriale sulle tematiche ambientali, indagando il ruolo dell’arte nella veicolazione di un nuovo pensiero sostenibile e privilegiando l’approccio interdisciplinare arte-scienza. Altri campi di indagine sono quelli legati all’universo della public art e del dialogo tra arte e comunità.
Dal 2018 è curatore al Museo Nazionale della Montagna di Torino, dove cura il programma sostenibilità.
Collabora come curatore esterno per l’associazione Art.ur di Cuneo.
Fino ad oggi è stato direttore di galleria presso Franco Soffiantino a Torino, Studio la Città a Verona e assistente di direzione presso la Galleria Lia Rumma a Milano. Ha collaborato con il CeSAC – Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee di Caraglio, il CeSPeC – Centro Studi sul Pensiero Contemporaneo di Cuneo e l’Associazione Culturale Marcovaldo, oltre all’esperienza formativa presso la Galleria Civica di Modena.
Fino al 2016 è stato responsabile organizzativo del settore PER4M, nell’ambito di Artissima – Fiera Internazionale d’arte contemporanea di Torino. Ha partecipato a CAMPO17 – corso per curatori, presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.
www.platformgreen.org


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ALICE ZANNONI in dialogo con Osservatorio Futura

lunedì 18 ottobre 2021, h. 18.00
Tram Diogene. Rotonda Corso Regio Parco / Corso Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, Progetto Diogene è felice di ospitare Alice Zannoni in dialogo con Osservatorio Futura.
Alice Zannoni, curatrice di Bologna e cofondatrice di SetUp Contemporary Art Fair, porta avanti un lavoro sulla comunicazione e sulla diffusione dell’arte contemporanea attraverso partecipazione e processualità, tenendo presente la complessità della relazione con l’osservatore, nella quale la biografia e l’imprevisto, l’umiltà e il tempo possono costruire un dialogo dal quale tutte le parti hanno da imparare. Nel 2018 scrive il libro “L’arte contemporanea spiegata a mia nonna”, nel quale racconta l’esperienza di dialogo e confronto con l’anziana nonna Zita su alcune tematiche chiave della ricerca artistica: il progetto, che si è modellato sulla quotidianità e sugli accadimenti, è un tentativo di incontro e scambio tra saperi diversi.
La volontà di scardinare le dinamiche elitarie del pubblico dell’arte e la dimostrazione che l’arte può entrare nelle cose della vita possono generare interrogativi sulle intenzioni di chi si occupa di arte: essa può riguardare la vita di tutti? se non di tutti, è possibile che rientri in tutta la sfera vitale, nelle dinamiche passionali del quotidiano? il lavoro dell’artista deve necessariamente ‘arrivare’ a tutti? il mestiere dell’artista contemporaneo come può modellarsi su queste tematiche e come incide sulla società?
Proveremo a dare delle risposte (o a trovare altre domande) con Osservatorio Futura, collettivo curatoriale nato nel 2020 a Torino, il cui progetto si costituisce come osservatorio attento alle progettualità artistiche contemporanee e alle dinamiche che reggono il lavoro culturale in toto.

 

Alice Zannoni è nata ad Arzignano (Vicenza) il 30 marzo 1981. Vive e lavora a Bologna.
Si è laureata in Estetica al Dams-Arte di Bologna con Luciano Nanni, dove consegue anche il master in “Cultura dell’innovazione, mercati e creazione di impresa”.
Si occupa da oltre quindici anni di arti visive come critica d’arte, curatrice indipendente e collabora come free lance con riviste del settore. È stata docente di Storia del design presso la Laba di Rimini, Direttore Amministrativo della Fondazione Campori; ha ideato, fondato e diretto SetUp Contemporary Art Fair di cui è ora Amministratore Unico. Ha pubblicato il libro “L’arte contemporanea spiegata a mia nonna” (Nfc Edizioni).

Osservatorio Futura è un centro di ricerca e spazio espositivo fluido. Un progetto in continua evoluzione composto ad oggi da una piattaforma digitale, un’associazione culturale no profit e uno spazio espositivo in via Carena 20 a Torino. Ogni parte del progetto è indipendente e interconnessa. La mission è la promozione e valorizzazione della ricerca artistica emergente, con la vision di creare una rete tra i giovani addetti ai lavori, proponendo una buona etica del lavoro tramite l’instaurazione di un meccanismo virtuoso.


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CASA WALSER

mercoledì 21 luglio 2021, ore 18:30
Tram Diogene, Rotonda C.so Regio Parco e C.so Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, iniziativa volta alla condivisione della conoscenza attraverso incontri ed interventi estemporanei, Progetto Diogene presenta Casa Walser, una residenza d’artista per 12 studenti dell’Accademia Albertina a Hòbelté, un antico villaggio Walser arroccato sui pendii della valle di Gressoney, a 1807 metri di altitudine, raggiungibile esclusivamente a piedi.
Nei quattro giorni di permanenza nella borgata, i 12 studenti residenti parteciperanno a workshop e attività tesi ad approfondire l’interazione tra arte e natura.
L’isolamento, rafforzato dalla residenza in una sede senza corrente elettrica e in alta montagna, e la stretta condivisione di spazi e tempi, possono far sì che si crei uno stato di “solitudine condivisa”, nel quale sarà possibile il confronto tra partecipanti, relatori e territorio in un ritmo altro.
L’obiettivo del progetto è quello di creare un clima di discussione fecondo per la ricerca artistica degli studenti residenti attraverso momenti formativi e partecipativi studiati e organizzati da Laura Pugno, Francesco Pastore, Silvia Margaria e Michele Guido.
Casa Walser è un progetto organizzato da Brenno Franceschi e Federico Zamboni, studenti dell’Accademia Albertina, con il supporto della Consulta degli Studenti, in collaborazione con l’associazione Noipsy.

https://www.instagram.com/casawalser/


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2017

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GRIET DOBBELS

TALK  Giovedì 14 settembre 2017, ore 18:30 Tram Diogene, Rotonda C.so Regio Parco e C.so Verona, Torino

Giovedì 14 settembre 2017, alle ore 18,30, presso il Tram Diogene avrà luogo un nuovo appuntamento di Collecting People, ciclo di incontri estemporanei con artisti e ricercatori di altre discipline aperti alla condivisione di idee ed esperienze.

Ospite della serata è l’artista belga Griet Dobbels (Roeselare, Belgio, 1964), che presenterà al pubblico il progetto Montedellartehappening organizzato in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto ed il C.A.I (Club Alpino Italiano).

L’evento, aperto a tutti, avrà luogo nelle Prealpi Biellesi il 1° ottobre 2017.

Gli escursionisti partecipanti alla performance camminando lungo una curva di livello, disegneranno una mappa fisica nel paesaggio e, attraverso i loro smartphone o computer, avranno la possibilità di interagire con altri partecipanti da tutto il mondo che avranno aderito al progetto virtualmente. I partecipanti virtuali e reali contribuiranno collettivamente alla realizzazione dell’opera

Montedellarte è un evento senza scopo di lucro, pensato per connettere persone provenienti da luoghi e ambienti culturali diversi, ed è volto a indagare la relazione tra la percezione della realtà e la realtà stessa, in un’epoca in cui la presenza della realtà virtuale influisce e condiziona la vita di tutti i giorni.

www.montedellarte.com https://grietdobbels.be

Materiali informativi sul progetto .pdf

 

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FRANCESCO PEDRAGLIO ApparecchiareSparecchiare (una battaglia)

PERFORMANCE  Martedì 25 luglio 2017, ore 19:30 Trattoria Primavera 19, Torino

Martedì 25 luglio alle ore 19:30 alla Trattoria Primavera avrà luogo un nuovo incontro della serie Collecting People, iniziativa volta alla condivisione e alla diffusione della conoscenza, attraverso la quale Progetto Diogene si apre ad incontri ed interventi estemporanei, determinati talvolta dal semplice passaggio in città di un artista, o di una qualsiasi altra figura di alto profilo culturale, incline alla condivisione del proprio lavoro.

A conclusione della sua residenza presso P/////AKT (Amsterdam) nell’ambito del progetto di scambio Drawn Onward, Francesco Pedraglio presenta ApparecchiareSparecchiare (una battaglia), un evento che unisce testi e idee su cui ha lavorato negli ultimi mesi, riadattati per l’ambiente particolare di una cena in trattoria.

 

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GIULIO SQUILLACCIOTTI

Lunedì 29 maggio 2017 alle ore 21.00 al Tram Diogene avrà luogo un nuovo incontro della serie Collecting People, iniziativa volta alla condivisione e alla diffusione della conoscenza, attraverso la quale Progetto Diogene si apre ad incontri ed interventi estemporanei, determinati talvolta dal semplice passaggio in città di un artista, o di una qualsiasi altra figura di alto profilo culturale, incline alla condivisione del proprio lavoro. In quest’occasione l’ospite sarà l’artista Giulio Squillacciotti, selezionato da Arteco (Beatrice Zanelli, Annalisa Pellino), per una residenza che è parte integrante del lavoro di studio e ricerca condotto negli archivi del progetto Mai Visti.

L’artista è stato invitato a condurre una riflessione sul lavoro di archiviazione di opere d’arte outsider avviato da Arteco nel tentativo di dissodare terreni ancora poco noti della ricerca storico-artistica, a partire dalle sue fonti primarie e rivelandone il potenziale narrativo che nel suo farsi può assumere declinazioni talvolta inattese e non necessariamente lineari. Il lavoro di Squillacciotti si focalizza sull’analisi degli apici culturali di certi fenomeni, sulle loro narrazioni e sulla possibile reinvenzione degli stessi in altri contesti, fondendo insieme elementi fittizi e fatti storici. Conduce ricerche che tendono a rivisitare la storia, o le storie, creandone di nuove da prospettive soggettive in cui narrativa e cultura popolare si fondono attraverso un sistema di significati multi-strato, formalmente tradotti in film, documentari, talk e performance.

Artista, film-maker e ricercatore, Giulio Squillacciotti (Roma 1982) vive e lavora a Milano. Studia Storia dell’Arte Medievale a Roma e Barcellona e successivamente arti visive allo IUAV di Venezia. È autore, fra gli altri, di due lungometraggi: RMHC 1989-1999 (Italia 2012) e, con Camilla Insom, di Archipelago. Spirits, Sounds and Zār Rituals in the Persian Gulf (Iran-Italia 2016). Il suo lavoro è stato esposto e proiettato, fra gli altri, a Les Rencontres Internationales del Centre Pompidou e Gayte Lyrique di Parigi, Haus der Kultur der Welt di Berlino, Manifesta 8 di Murcia, Le Magasin CNAC a Grenoble, Istanbul 2010 Capitale Europea della Cultura, Beirut Art Centre in Libano, New York Photo Festival, Dumbo Video e la Columbia University di New York e al 33 ° Torino Film Festival.

Mai Visti e Altre Storie (www.maivisti.it) è un progetto nato nel 2015 con l’obiettivo di catalogare e far conoscere le opere di arte outsider presenti nelle collezioni di Art Brut del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, nell’ex OP di Collegno e nell’atelier La Galleria della Città di Torino. Ciò avviene non solo attraverso il lavoro in archivio, ma anche grazie a mostre e talk, workshop e formazione rivolta a vari target di pubblico, nonché attraverso collaborazioni con enti e realtà attive nel mondo della grafica e dell’editoria indipendente. Da un’idea di Tea Taramino (Città di Torino) a cura di ARTECO (Annalisa Pellino e Beatrice Zanelli) in collaborazione con il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino con il contributo della Compagnia di San Paolo e della Città di Torino (Direzione Politiche Sociali).


2016 / L'arte di pensare

L’ARTE DI PENSARE  2016 

MONDI E LINGUAGGI

Il programma Collecting People-L’Arte di pensare, promosso da Progetto Diogene e curato da Clara Madaro, prevede una serie di incontri in cui si intrecciano relazioni su questioni urgenti per la ricerca artistica e filosofica. Durante la scorsa edizione, il progetto ha percorso le modalità di relazione diretta con il mondo, intrecciando le ricerche di artisti e filosofi sull’emozione, sull’affordance, sull’illusione e sull’ecologia.

Mondi e linguaggi, la prossima edizione, si propone di continuare a legare arte e teoria in un viaggio nei mondi e nei linguaggi delle arti, a partire da tre media fortemente presenti nella nostra vita quotidiana: video, musica e internet.

“I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, scriveva Wittgenstein nel Tractatus. Movendosi nel paesaggio sociale e di ricerca delle arti, viene così la tentazione di chiedersi se siano i linguaggi a plasmare i mondi o i mondi a definire i limiti dei linguaggi. Come i linguaggi  della musica, della scienza e del cinema vengono traslati semanticamente e sintatticamente nel mondo dell’arte visiva? Come l’arte visiva trasforma i propri linguaggi per frequentare i circuiti sociali di altre arti o discipline? La risposta a queste domande generali è secondaria.

Il metodo dell’Arte di Pensare privilegia l’analisi della singolarità di ogni ricerca artistica in rapporto alla singolarità di una ricerca teorica, esplorando il meccanismo osmotico che porta alla contaminazione di media, interrogandosi sul se, analizzando, forzando e ibridando le regole di un linguaggio, si possano cogliere aspetti possibili del reale, innescando un cortocircuito delle categorie cognitive, artistiche e sociali. La possibilità di far incontrare diversi linguaggi, spingendoli fuori dal loro contesto disciplinare, a partire da una necessità o una mancanza che scaturisce dalla relazione con la realtà, fa delle arti visive un contesto potenzialmente attraente per la generazione e rigenerazione di conoscenze, ma in ogni caso anche il mondo dell’arte visiva ha le sue regole, convenzioni, norme estetiche e sociali che vincolano le mosse del gioco.

L’artista e il filosofo, quando abitano il confine sfumato tra più mondi sociali e più linguaggi, hanno una posizione all’interno dell’ecologia di significati dei mondi teorici e artistici che gli permette di essere registi di visioni di mondi possibili? Collecting People-l’arte di pensare 2016 si situa su questo confine con artisti e filosofi che abitano più mondi e parlano più linguaggi.

GLI INCONTRI

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n°3 Life time.  Neoliberalismo, biopolitica, accelerazione, ritmo

DANILO CORREALE (artista, New York, U.S.A) e GIOVANNI LEGHISSA  (ricercatore, Università degli studi di Torino, Torino, Italia).

18 luglio 2016, h 18.30 Tram Diogene 

Se l’economia acquisisce una priorità nella definizione dell’organizzazione e della percezione del tempo della vita, lo stesso si rileva nell’archeologia del sistema della conoscenza. I paradigmi economici implicati dal neoliberismo ricoprono così un ruolo prioritario nella gerarchia tra le discipline. In questo frame che sembra perfettamente vincolato, è possibile individuare uno spazio e un tempo per la resistenza o per l’interrogazione sul senso dell’esistenza umana?

Con il neoliberalismo la produzione arriva a coincidere con la vita. I dispositivi che maneggiamo quotidianamente producono dati che hanno effetti sul mercato e ci mettono direttamente o indirettamente in relazione con i suoi algoritmi.  La produzione è biopolitica, perché non avviene in tempi e spazi circoscritti, come nella visione del lavoro fordista, ma continuamente. Le distinzioni tra lavoro, gioco e tempo libero sono sempre più difficili da tracciare.  La produttività e il potere inglobano pervasivamente anche gli aspetti dell’esistenza considerati improduttivi, modificandone i ritmi.

Durante il terzo incontro di Collecting People-L’arte di pensare 2016, l’artista Danilo Correale e il filosofo Giovanni Leghissa si interrogheranno su queste questioni a partire dalle loro ricerche. Come l’arte e la filosofia possono scorgere contraddizioni, varchi e paradossi dell’assetto economico e biopolitico che assorbe la conoscenza e la vita? Nella generale messa a lavoro di emozioni, sentimenti, istinti, dolori, relazioni umane, desideri, sogni e di tutto ciò che è connesso al corpo si possono intravedere modalità di riorganizzazione del tempo e del sapere? Giovanni Leghissa e Danilo Correale si muovono proprio in questo spazio di senso e di desiderio,  intrecciando diversi mondi di conoscenza e di socialità.

Al termine dell’incontro verrà proiettato all’interno del Tram Diogene un breve estratto di No More Sleep No More, a sensorial visual essay, di Danilo Correale.

Danilo Correale, “NoMoreSleepNoMore” video full HD, 240min. Sound, Video, C.sy The Artist and Galleria Raucci/Santamaria Naples, 2015

Danilo Correale è un artista e ricercatore nato a Napoli nel 1982. Vive e lavora a New York. Nel suo lavoro analizza aspetti della vita umana, come il rapporto tra lavoro, tempo libero e sonno sotto la lente del tempo e del corpo. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre collettive, incluse  Pigs, Artium, Spain (2016), Ennesima, Milan (2015), Kiev Biennial, Kiev (2015), Museion, Bolzano (2015) Per-formare una collezione, Madre Museum Naples (2014), Steirischer herbst, Graz, (2013) Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin (2012), Manifesta 8 in Murcia/Cartagena (2010), Moscow Biennial (2010), Istanbul Biennial (2009). Recentemente il suo lavoro è stato presentato nelle seguenti mostre personali:  Tales of Exhaustion. La Loge, Brussels BE (2016) The Missing hour. Rhythms and Algorithms, Raucci/Santamaria, Naples (2015), The Warp and the Weft, Peep-Hole, Milan (2012), Pareto Optimality, Supportico Lopez, Berlin (2011) and Entrèe, Bergen (2011). Danilo Correale è uno dei fondatori del Declerationist Reader e lavora nel campo della teoria critica, fornendo regolarmente diversi contributi nell’ambito. Di recente ha pubblicato  The Game – A three sided football match, FeC, Fabriano (2014) e No More Sleep No More, Archive Books, Berlin, 2015

Giovanni Leghissa (Trieste, 1964) è Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. Ha insegnato filosofia presso le Università di Vienna, Trieste, e presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Redattore di “aut aut” dal 1988, ha curato l’edizione italiana di opere di Derrida, Blumenberg, Husserl, Overbeck, Tempels e Hall. Tra le sue pubblicazioni: Il dio mortale. Ipotesi sulla religiosità moderna (Medusa, Milano 2004), Il gioco dell’identità. Differenza, alterità, rappresentazione (Mimesis, Milano 2005), Incorporare l’antico. Filologia classica e invenzione della modernità (Mimesis, Milano 2007). Neoliberalismo. Un’introduzione critica (Mimesis, Milano 2012). Le sue aree di ricerca affrontano l’epistemologia critica delle scienze umane, la fenomenologia, la psicoanalisi, rapporto tra religione e modernità, la filosofia interculturale, i Postcolonial e i Cultural Studies. Da alcuni anni le sue ricerche mirano a indagare le trasformazioni del rapporto tra razionalità economica e razionalità politica nell’età neoliberale.

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n°2 Mondi sonori

NICOLA RATTI (Artista, Milano) e VINCENZO SANTARCANGELO (Ph.d in Filosofia, Unito, Torino).

29 giugno 2016, h 18.30 Tram Diogene 

Il sonoro ha una forte rilevanza emotiva, cognitiva, comunicativa, interattiva e sociale, tanto che è molto difficile immaginare la nostra vita come un film muto. Non solo la musica è una delle forme d’arte di cui preferiamo circondarci, ma suoni e rumori ci accompagnano costantemente e ci offrono molteplici possibilità di contatto con il mondo.

Dagli artefatti, dagli animali, dalla materia e dalle relazioni che li legano emerge un vero e proprio ambiente sonoro. Con una parte degli oggetti sonori che costituiscono questa ecologia riusciamo ad interagire in una modalità più o meno paragonabile a quella in cui afferriamo qualsiasi tipo di oggetto o esaminiamo determinate tracce visibili per orientarci nello spazio. Eppure non è scontato interrogarsi su che tipo di oggetti siano i suoni o i rumori, cosa significhi afferrarli, comprenderli, intenderli e muoversi all’interno dell’ambiente sonoro che producono. 

In Mondi sonori, secondo incontro di Collecting People –L’Arte di Pensare 2016, ci interrogheremo su questi nodi, a partire dalle ricerche di Nicola Ratti e Vincenzo Santarcangelo. La ricerca artistica, musicale e filosofica si confrontano con il suono attraverso la discussione di un approccio ecologico alla percezione uditiva. Che tipo di cose possiamo fare con i suoni? Che abilità e conoscenze dobbiamo sviluppare per poter coglierne le potenzialità di interazione?

La ricerca di Nicola Ratti comincia dalla composizione musicale, evidenziandone le sue potenzialità di creazione di ambienti sonori che cooperano con mondi video o plastici all’apertura di scenari possibili. Vincenzo Santarcangelo esplora la natura del sonoro nelle teorie della percezione filosofiche e sperimentali in rapporto alla vita quotidiana, al mondo della musica e delle arti visive. Nel dialogo tra queste ricerche, nate al confine tra più mondi artistici, sociali e di conoscenza si svilupperà uno spazio dove indagare in profondità il nostro rapporto con il sonoro attraverso l’intrecciarsi di una relazione tra musica e teoria. Al termine dell’incontro sarà possibile fruire un lavoro di Nicola Ratti all’interno del Tram Diogene.

Nicola Ratti è un musicista poliedrico e sound designer attivo da anni in diversi ambiti sperimentali. Le sue performance live sono state ospitate in Europa, Nord America e Russia e i suoi album sono stati realizzati con Anticipate, Preservation, Die Schachtel, Entr’acte, Where To Now?, Senufo Editions, Boomkat Editions, Holidays Records, Megaplomb, Musica Moderna, Boring Machines, Coriolis Sounds, Zymogen. Lavora con Giuseppe Ielasi con cui ha iniziato un progetto dal titolo Bellows, e Tilde, un trio con Enrico Malatesta e Attila Faravelli. Ha suonato la chitarra dal 2007 to 2013 per il gruppo Ronin. Ha collaborato con artisti visivi come Nicola Marini, Alessandro Roma, Riccardo Arena, Ferruccio Ascari, Blisterzine/NastyNasty e Sara Enrico. Ha curato The Variable Series, da settembre a dicembre 2014, una serie di eventi riguardanti il suono e la performance ospitata da O’ a Milano e da maggio 2015 ha curato anche una serie di eventi in relazione al suono presso Standards, una galleria sperimentale di ricerca sul suono di Milano. Dalla sua prima edizione del 2012, è uno dei promotori di un festival di musica elettroacustica, Auna, concepito come un momento di scambio e ricerca tra gli artisti italiani.

Vincenzo Santarcangelo è dottore di ricerca in filosofia e membro del gruppo di ricerca LabOnt presso l’Università di Torino. È stato visiting PhD student presso il Cognition Institute della Plymouth University. Ha tradotto L’approccio ecologico alla percezione visiva di J.J. Gibson( Mimesis 2014) ed è stato editor di Have Your Trip: La musica di Fausto Romitelli (Auditorium 2014). Ha tenuto corsi di Estetica presso l’Università di Genova, il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea (Rivoli) e il MADRE Museo di Arte Contemporanea DonnaRegina (Napoli). Collabora con il Corriere della Sera (La Lettura) e con Rai Cultura. Su Artribune cura le rubriche “Octave Chronics” e “Dialoghi di Estetica”. È direttore artistico della rassegna musicale “Dal Segno al Suono”, presso il MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea (Matera), e consulente di “Firenze Suona Contemporanea” ed “EstOvest Festival”. 

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n°1 Setting worlds

FRANCESCO BERTOCCO (Artista) e ENRICO TERRONE (Post Doc  reasercher, Collège d’ètudes Mondiales, Labont, Torino).

17 maggio 2016, h 18.30 Tram Diogene 

Il mondo della scienza, della psicologia, del cinema e dell’arte visiva costruiscono messe in scena o setting che rendono possibile la ricerca, la narrazione, la terapia, la visione. I laboratori scientifici, gli stabilimenti di produzione, gli studi, i luoghi dedicati alla terapia sono spazi dove quotidianamente si svolgono routine in cui  vengono registrati o prodotti fatti di varia natura in una complessa relazione tra realtà e finzione. La filosofia e l’arte visiva osservano tali fenomeni, interrogandosi sulla loro problematica e multiforme essenza  o sulle condizioni che permettono la realizzazione valida di queste pratiche e conoscenze all’interno di un determinato paradigma, analizzandole dal punto di vista concettuale, narrativo, visivo o apportando performatività. Il punto di vista artistico e filosofico può spostare il piano di indagine, ridefinendo il rapporto tra norme sociali, visive, teoriche e fatti, prestando attenzione ai meccanismi che presentano situazioni contingenti come necessarie.

Come tutti questi linguaggi, mondi e contraddizioni possano intrecciarsi nel video, dando vita a una realtà che non si riduca ad essere la loro sommatoria, e come la filosofia può accompagnare questo processo è il tema del primo incontro del 2016 di Collecting People- l’arte di pensare: Setting worlds. L’artista Francesco Bertocco rimette in scena i setting che determinano le pratiche terapeutiche, produttive e scientifiche attraverso il video che crea uno spazio di analisi corporeo e performativo. Enrico Terrone, ricercatore in filosofia, si occupa di tutte quei dispositivi teorici che ci consentono di analizzare l’immagine video nelle sue molteplici relazioni con la realtà e con il nostro background di conoscenze o di convenzioni sociali. Come si comportano i concetti messi in campo dalla filosofia con le relazioni innescate da questo dal video che diventa un incrocio fra più mondi? Come la visione incorporata dell’opera apre nuove possibilità di comprensione , di socialità e di teoria, forzando i confini definitori dei linguaggi e dei mondi  attuali?

Il dialogo tra Francesco Bertocco ed Enrico Terrone esplorerà questo territorio attraverso un racconto delle loro rispettive ricerche artistiche e filosofiche,  intrecciando una relazione tra arte, filosofia, cinema e ambienti di ricerca in generale. All’interno del tram verrà proiettata un’opera dell’artista che sarà possibile fruire al termine dell’incontro.

Francesco Bertocco (Milano, 1983. Vive e lavora a Milano). Artista e filmmaker, la sua ricerca s’incentra sulla complessità linguistica del genere documentario. Recentemente si sta occupando delle relazioni tra documentario e immaginario scientifico. Nel 2009 consegue un BA in Lettere Moderne. Nel 2011 si laurea in Cinema e Video all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha presentato la sua ricerca in mostre personali e bipersonali: Through a glass darkly, BACO, Bergamo, IT; Allegoria (con Aberto Grifi), Viafarini DOCVA; Eclissi, MAGA Museo Arte Gallarate; F (con Alessandra Messali), MAC, Lissone, in collaborazione con Viafarini DOCVA; Role Play, Lucie Fontaine, Milano; Focus Group, ROOM Gallery, Milano. Il suo lavoro è stato proiettato in mostre collettive e festival: OCAT, Shangai; Kino der Kunst, Monaco; Museo del 900, Milano; Glitch. Interferenze tra arte e cinema in Italia, PAC- Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano; Vision du Réel – International Documentary Festival, Nyon, Svizzera; Lo Schermo dell’Arte, Firenze; Errors Allowed – Mediterranea 16, Ancona. Ha recentemente esposto presso Careof DOCVA (ArteVisione, progetto in collaborazione con Sky per il sociale a sostegno dei giovani artisti italiani.), Milano; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato; Fondazione Merz, Torino; Festival International Filmmaker, Milano. 

Enrico Terrone è laureato in ingegneria, dottore di ricerca in filosofia, e abilitato all’insegnamento universitario in cinema, materia che ha insegnato presso l’Università del Piemonte Orientale. È membro di LabOnt (Università di Torino) e redattore di Segnocinema. Insieme a Luca Bandirali ha scritto i libri: “Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza” (Lindau 2008), “Il sistema sceneggiatura. Scrivere e descrivere i film” (Lindau 2009), “Filosofia delle serie tv. Dalla scena del crimine al trono di spade” (Mimesis 2012). Il suo ultimo libro è “Filosofia del film” (Carocci 2014). Nel 2014 è stato assegnista di ricerca presso Käte Hamburger Center for Advanced Study in the Humanities a Bonn, dal 2015 lo è presso Collège d’études mondiales a Parigi.

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Torino – martedì 19 aprile 2016 alle ore 21.00 al Tram Diogene, avrà luogo un nuovo incontro della serie Collecting People, In quest’occasione l’ospite sarà l’artista Alessandra Messali (Brescia 1985) che in dialogo con Paolo Rosso (Microclima), condividerà col pubblico del tram la sua recente ricerca Emilio Salgari e la tigre, una storia scritta nella lontana Italia, ambientata a Guwahati 1870.

Emilio Salgari (Verona 1862, Torino 1911) fu un popolare scrittore italiano che, nonostante scrisse più di 200 storie d’avventura ambientate in paesi esotici, mai viaggiò al di fuori dell’Italia.

Salgari traeva spunto e si documentava attraverso letteratura straniera, giornali, riviste di viaggio e enciclopedie. Tra il 1907 e il 1911 pubblicò quattro libri, Alla conquista di un impero, Il Bramino dell’Assam, La caduta di un impero e La rivincita di Yanez, ambientati a Guwahati (Assam) territorio che in quel periodo era sotto il controllo dei colonialisti britannici.

Nel progetto Emilio Salgari e la tigre i testi dell’autore sono stati comparati al contesto dell’Assam attraverso la preziosa collaborazione dello storico e giornalista dell’Assam Tribune Kumudeswar Hazarica, la Guwahati University (Dipartimento di storia, prof. Paromita Das), Il Cotton College (Dipartimento di Inglese, prof. Santanu Phukan) e l’Handique Girls’ College Dipartimento di Inglese, prof. Mitali Goswami and Tasrina Iqbal) Successivamente, in collaborazione con le studentesse dell’Handique Girls’ College e con il supporto tecnico di Giuseppe Abate, la ricerca è stata tradotta in uno spettacolo teatrale (Assamese/Inglese) nel quale sono state evidenziate le incongruenze presenti tra testo e contesto. Lo spettacolo è stato messo in scena nel giardino pubblico dell’Assam State Museum a Guwahati il 26 marzo 2016.

Alessandra Messali si è laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive presso lo IUAV di Venezia dove dal 2012 è collaboratrice alla didattica dell’artista Antoni Muntadas. La sua ricerca è stata presentata in istituzioni e festival quali il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Lissone), Galleria Comunale d’Arte Contemporanea Monfalcone (Monfalcone) e FILMAKER DOC 14 (Spazio Oberdan, Milano). Nel 2011 è stata artista in residenza presso la Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia) e nel 2014 visiting student presso l’ACT del Massachusetts Institute of Technology (Cambridge, US).

Microclima è un progetto culturale continuativo che ha base presso la serra dei giardini di Venezia. Il progetto è stato fondato nel 2011 da Paolo Rosso e si concentra sulla relazione uomo-natura e sulla sfera pubblica. Microclima ha iniziato tre programmi di residenza: in Assam, India (Guwahati research program 2011), A Santiago di Cuba (Los camino del cafe, 2014) e in Mongolia (2015). Il Guwahati Research Program è un progetto autofinanziato che porta giovani artisti con base a Venezia a Guwahati. Il programma incoraggia gli artisti a prendere coscienza del contesto locale al fine di sviluppare progetti collaborativi e di investigazione tendenzialmente pluriennali. Microclima guarda agli artisti come dei pensatori in grado di generare un impatto culturale significativo al di fuori del sistema artistico.

 

2015 / L'arte di pensare

L’ARTE DI PENSARE  2015 

RELAZIONI TRA RICERCA ARTISTICA E FILOSOFICA

a cura di Clara Madaro

Al Tram Diogene, il 23 aprile alle ore 17.30, prende avvio Collecting People 2015/2016 – L’Arte di pensare, una serie di incontri che intrecciano ricerca artistica e filosofica su temi urgenti per entrambe le discipline. Se il filosofo è amico del sapere, finché non avremo capito cosa vuol dire “essere amici”, non avremo capito che cos’è la filosofia. Ogni appuntamento cerca proprio di intessere una relazione di amicizia tra arte e filosofia intorno agli interessi teorici e applicativi condivisi dai due ospiti, mettendo in risalto la specificità dei contributi e dei linguaggi. Il nodo di ricerca viene presentato da un filosofo e da un artista o un curatore; a seguire una conversazione tra i due. Pensare insieme, confrontando i propri linguaggi, cogliere spunti teorici e applicativi reciproci, chiarire e complicare le proprie idee nel confronto diretto con un’altra realtà, sono i processi che si intendono innescare. Gli incontri affrontano in modo graduale alcuni scogli della ricerca contemporanea che, oltre ad implicare un confronto con le neuroscienze, la biologia, l’economia e le scienze sociali, hanno un’importanza pervasiva nel quotidiano dove il loro aspetto concreto affiora nei ragionamenti, nelle chiacchiere, nelle relazioni, nei gap rappresentativi e nelle incertezze. L’arte di pensare è un’occasione doppia: da un lato permette al pubblico di familiarizzare con la modalità di ricerca di artisti, curatori, filosofi, d’altro canto i ricercatori potranno trarre domande sulla natura, sulla narrazione e sulla definizione del proprio lavoro. Gli incontri si terranno al Tram Diogene, presso la Rotonda Corso Regio Parco/Corso Verona, a Torino.

 

GLI INCONTRI

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n°1 Sentirsi esistere. Percezione, emozione e memoria. 

ALFREDO PATERNOS (Professore di Filosofia della mente, Università di Bergamo e Scuola di Dottorato in Studi Umanistici di Torino, Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest, FINO) EVA FRAPICCINI (Artista e Docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e IED-Istituto Europeo di Design).

Che rapporto hanno la ricerca filosofica e artistica con le conoscenze provenienti dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive sul tema della costruzione dell’identità personale e collettiva?

Eva Frapiccini e Alfredo Paternoster affrontano nodi tematici condivisi nella rispettiva ricerca artistica e filosofica, in particolar modo discutono della relazione tra percezione, emozione e memoria in rapporto alle neuroscienze e all’esperienza quotidiana. Che cosa vuol dire “percepire”, “emozionarsi”, “ricordare o dimenticare un’esperienza”? Come i processi neurobiologici che soggiacciono alla percezione, a linguaggio, alla memoria determinano ciò che siamo a livello personale o collettivo? Nella sua ricerca il Prof. Alfredo Paternoster ha affrontato il rapporto tra le conoscenze che provengono dalle neuroscienze e la filosofia su numerosi temi, scrivendo importanti contributi, tra cui Sentirsi esistere da cui prende il nome questo incontro (A. Paternoster, M. Marraffa, Sentirsi esistere. Inconscio, Coscienza, Autocoscienza, 2013). Affrontando il complesso problema di come la soggettività e la coscienza emergano da processi neurobiologici inconsci e sociali, Paternoster sostiene che: « Uno dei compiti oggi più importanti della filosofia è quello di far interagire l’immagine scientifica del mondo con l’immagine di senso comune, chiarendo qual è la rilevanza delle ipotesi e scoperte scientifi- che per la nostra vita. […] Nell’interagire con le neuroscienze, quindi, la filosofia deve innanzitutto porsi l’obiettivo di chiarire se e in che modo una certa ipotesi neuroscientifica ha delle conseguenze sulla comprensione che abbiamo di noi stessi e della nostra vita mentale». La ricerca dell’artista Eva Frapiccini indaga il rapporto tra linguaggio e memoria, nelle loro invisibili forme. Nei suoi lavori utilizza varie tecniche e metodologie tra cui fotografia e installazioni. Recentemente ha realizzato Dreams’ Time Capsule (2011-2016), un archivio di 1200 testimonianze audio di sogni, che parte dal ricordo onirico come risorsa di conoscenza dell’uomo; in Museo Caneira | La fisica del Possibile (2011) ha creato un museo dedicato ad un personaggio fittizio, mettendo in discussione i contemporanei sistemi di produzione di conoscenza. Ad aprile 2015 si inaugura la sua seconda mostra personale presso la Galleria Alberto Peola, dal titolo Selective Memory | Selective Amnesia, che parte dalla teoria di Israel Rosenfield sui meccanismi mnemonici. In essa, Frapiccini propone diversi lavori che esplorano il processo di sedimentazione e rimozione del ricordo. Attraverso la rielaborazione del suo archivio fotografico realizza la serie di policromi fotografici Velluto, 2015, e l’installazione-archivio Lamine (Foils, 2015). Infine, dalla deformazione manuale della stampa fotografica la serie Prigione Dorata. Scoprendo la Sudditanza, 2014, dove si allude alla rimozione e al trasformismo come strategie di consenso operate dal potere.

Eva Frapiccini ha esposto in mostre personali e collettive in istituzioni italiane e straniere tra cui Townhouse Gallery, Cairo (2012), Museo di Architettura di Stoccolma e Botkyrka Konsthall, Svezia (2012), Castello di Rivoli (2012, 2014), FACT Museum, Liverpool (2014), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2014), Nederlands Fotomuseum, Rotterdam (2011), MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna (2009), Museo Bilotti, Roma, House of Photography, Mosca (2007), Museum Auf Abruf, Vienna, Maison Europèenne de la Photographie, Parigi, Martin Gropius Bau, Berlino, Casino Luxembourg (2006). Ha partecipato a diverse esposizioni internazionali come il Festival di Arte Pubblica Alwan 338, Foundations, Bahrein (2014), la Biennale di Venezia di Architettura, Padiglione Italia (2010) e in diversi Festival internazionali di Fotografia come Festival di Fotografia di Roma (2006-07) e Photo Espana (2006). Nel 2012 è stata in residenza presso la Townhouse Gallery al Cairo, come vincitrice del progetto di residenza internazionale Resò, promosso dalla Fondazione CRT, e nel 2013 è stata selezionata per il Premio Moroso per l’Arte Contemporanea. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni istituzionali come il Castello di Rivoli, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il MAMbo, il Museo d’Arte Moderna di Bologna, la Fondazione Fotografia di Modena, i Musei Civici di Monza, nonché in collezioni private. Tra le pubblicazioni ricordiamo la monografia bilingue Eva Frapiccini. Muri di Piombo edita da Skira, nel 2008. Dal 2011, è docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e l’Istituto Europeo di Design di Torino, tutor presso il Master of Fine Art Image della Fondazione Fotografia di Modena.

Alfredo Paternoster insegna filosofia del linguaggio e filosofia della mente presso l’Università degli Studi di Bergamo e il Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest di Torino. E’ membro del Comitato di Direzione della rivista Sistemi intelligenti e del comitato scienti- fico della rivista Philosophical Inquiries. Le sue aree di ricerca sono la filosofia analitica del linguaggio e della mente, in particolare le teorie dei concetti, la filosofia della percezione, le semantiche cognitive, la simulazione mentale, i fondamenti epistemologici delle scienze cognitive, le teorie della coscienza, autocoscienza e del sé. Tra le sue pubblicazioni ci limitiamo a menzionare le monografie Sentirsi esistere. Inconscio, coscienza, autocoscienza (con Massimo Marraffa, Roma-Bari 2013); Persone, menti, cervelli. Storia, metodi e modelli delle scienze della mente (con Massimo Marraffa, Milano 2012); Introduzione alla filosofia della mente (Roma-Bari 2010); Il filosofo e i sensi (Roma 2007; trad. francese Grenoble 2009). Ha curato diversi volumi collettanei tra cui Scienze cognitive: un’introduzione filosofica (con Massimo Marraffa, Roma 2011) e Tyler Burge: Linguaggio e mente (Genova, 2005)

Leggi il comunicato stampa dell’incontro.

Leggi la conversazione tra A. Paternoster e E. Frapiccini sui modelli di organizzazione funzionale della memoria umana, pubblicata da Curate Archive.

 

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n°2 L’oggetto: protagonista indiscusso della quotidianità. Che cos’è un oggetto quotidiano? Come ci relazioniamo filosoficamente e artisticamente all’oggetto quotidiano quando si tratta di rappresentarlo o definirlo?

MARIA GRAZIA TURRI (Professoressa a contratto di linguaggi della comunicazione aziendale, Università degli Studi di Torino) MANUELE CERUTTI (Artista).

La ricerca filosofica di Maria Grazia Turri e la ricerca artistica di Manuele Cerutti si intrecciano per definire un nuovo statuto degli oggetti quotidiani, quegli oggetti come letti, tazze, caffettiere, che ogni giorno usiamo in modo automatico, come prolungamenti naturali del corpo. Spesso abbiamo un rapporto distratto con l’oggetto, cosicché riduciamo la pregnanza della sua funzione alla sola dimensione strumentale. In realtà, gli oggetti noti e quelli nuovi modificano le nostre relazioni, il modo in cui diamo senso e significato ai gesti e ai rapporti fra mondo materiale e mondo immateriale. Anche la filosofia non ha prestato l’attenzione dovuta a come il mondo degli oggetti sia centrale nella nostra vita, nella nostra esperienza e nell’orizzonte di senso nel quale siamo gettati. Al contrario, nella ricostruzione di Maria Grazia Turri siamo il prodotto delle relazioni con gli oggetti, poiché questi “da semplici ammassi di proprietà passano a essere punti focali di azione virtuale: ciascuno di essi è capace di offrire un’affordance attraverso la quale è possibile un accesso diretto sia all’oggetto sia alla comprensione concettuale dell’oggetto stesso”, il che consente di comprendere quanto questi ci modellano e modificano. Del resto, giocano un ruolo tutt’altro che irrilevante nel modo in cui entriamo in contatto con gli oggetti le proprietà emozionali espresse dai materiali, dalle forme, dai colori, e non ultimo dal contesto in cui sono inseriti.

Nella ricerca pittorica di Manuele Cerutti gli oggetti sembrano dimenticati, usciti da tempo dal circuito sociale dell’uso , immemori della funzione che era stata loro assegnata. Questo congedo dalla funzione fornisce loro, paradossalmente, un’individualità assai forte. Si impegnano in vere e proprie ‘azioni’, in cui il gioco delle forze elementari richiamate (pressione, tensione, gravità) produce effetti di vera e propria tonic immobility. Ciascuna di queste azioni sembra appartenere a un repertorio che ripropone ogni volta, con superiore fiducia, gli stessi elementi. Un uso degli oggetti, dunque, che non è solo contemplativo, ma che consente spunti proiettivi e persino identificativi, liberi da riferimenti a una qualsiasi funzione quotidiana.

Maria Grazia Turri è Professoressa a contratto di Linguaggi della Comunicazione e Fondamenti della comunicazione per il Corso di Laurea in Management dell’informazione e della comunicazione aziendale presso l’Università degli Studi di Torino. Le sue aree di interesse sono la filosofia dell’economia e la natura concettuale delle categorie e dei modelli economici; l’ontologia e la metafisica degli oggetti sociali; la filosofia della mente con particolare attenzione alle ricerche neuroscientifiche sulla emozioni, sulle percezioni e sulle intenzionalità. È direttrice della collana di Mimesis Filosofie dell’economia e Relazioni Pericolose, è membro del Comitato Scientifico della rivista Scenari. Ha scritto numerosi articoli e libri tra cui Gli dei del capitalismo. Teologia economica nell’età dell’incertezza (2014 Mimesis, Milano), Biologicamente sociali culturalmente individualisti (Mimesis, Milano, 2012), Gli oggetti che popolano il mondo (2011 Carocci, Roma), La distinzione fra moneta e denaro (Carocci, Roma, 2009). Ha curato diversi volumi come Il potere delle donne arabe (con Ilaria Guidantoni, Mimesis, Milano, 2015), Femen. La nuova rivoluzione femminista (Mimesis, Milano, 2013), Manifesto per un nuovo femminismo (Mimesis, Milano, 2013).

La ricerca di Manuele Cerutti sviluppa, nel contesto della pittura e delle sue possibili declinazioni, una riflessione sull’auto-presentazione di segmenti di realtà osservata, considerandone sia la spinta propositiva sia la relazionalità. E’ una ricerca che subordina l’utilità dell’oggetto alla sua ‘presunzione’, ma anche la sua narratività al suo silenzio. Ha tenuto molte mostre personali tra cui: Pause, Vitrine – gente in strada (passaggio pedonale) alla GAM di Torino e L’Ospitalità, Maerzgalerie, di Lipsia, entrambe nel 2014; Modi Di Esistenza (2013) e A Che Cosa Ritornare (2012) nella galleria 401contemporary di Berlino; Greater Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2011; Point of Passage alla galleria Frisch di Berlino nel 2010; Negli occhi di un incisore si conservano tutti i dettagli alla Galleria In Arco di Torino nel 2010 e Corpi Celesti, al MARS/Milano Artist Run Space di Milano nel 2009. Ha esposto in varie collettive italiane e internazionali come Truths – Contemporary art in dialogue with oldmasters, Bayer Kulturhaus, Leverkusen nel 2014; Talent (altgr. talanton, “Waage, Gewicht, Währung”), 401contemporary, Berlino nel 2014; #painting. about, around&within, galleria Upp, Venezia nel 2014; Alles Wasser presso Galerie Mikael di Andersen (Copenhagen) nel 2014 e Killing floors, e/static, Torino nel 2013; Bianca feat. MARS, Bianca arte contemporanea a Palermo nel 2012; Il Perturbante presso Guido Costa Project a Torino nel 2012; Stilstehende Sachenausder Sammlung SØR Rusche presso il Museum Abtei Liesborn di Wadersloh-Liesbornnel 2012; Sous Sur Face presso 401contemporary a Berlino nel 2011; Cultivation of Neglected Tropical Fruits with Promise presso Voult Gallery a Prato nel 2010; Soap Float per esso la Marsèlleria a Milano nel 2010; Mr Potato’s Head. La scultura è cangiante per natura presso Cars Artspace di Omegna nel 2010; Persona in meno presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Guarene d’Alba (CN) e a Palazzo Ducale di Genova 2010; No Soul For Sale, China Purple presso la Tate Modern di Londra nel 2010. Nel 2004 vince il Premio Illy, Present Future ad Artissima 11, Torino. Nel 2011 partecipa a Guide Straordinarie, Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli; nello stesso anno è Artist in residence presso Dolomiti Contemporanee a Belluno; nel 2010 prende parte a La pittura è oro #1, DOCVA, Milano. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni museali tra cui: la GAM di Torino e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nonché in prestigiose collezioni private nazionali e internazionali. È membro fondatore di Progetto Diogene.

 

Leggi il comunicato stampa dell’incontro.

 

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n°3 Illudersi. La differenza tra percepire e sapere. Perché non possiamo smettere di illuderci percettivamente? La ricerca artistica e filosofica riflettono sulla percezione.

ALBERTO VOLTOLINI (Professore di Filosofia della mente, Università e Scuola di Dottorato in Studi Umanistici di Torino, Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest, FINO) MARTINA BASSI (Artista e Dottoressa in filosofia).

I nostri modi fondamentali di metterci in relazione diretta con il mondo sono azione e percezione. Se non potessimo più entrare in contatto con l’ambiente attraverso i sensi, la nostra vita diventerebbe incerta persino nei suoi aspetti più scontati. Eppure il prezzo da pagare per un rapporto immediato con ciò che ci circonda è la possibilità di illudersi intersoggettivamente e di essere soggetti ad allucinazioni. Per quanto ci sforziamo non possiamo correggere con le nostre conoscenze né un’illusione ottica, né l’illusione di realtà provocata dall’allucinazione. Inoltre, ci sono esperienze che complicano ulteriormente le cose, perché ci richiedono di vedere qualcosa che di fatto non è presente, come avviene con le immagini e le raffigurazioni pittoriche. Martina Bassi e Alberto Voltolini dialogheranno sull’esperienza visiva di oggetti e di immagini, intrecciando le loro ricerche intorno al significato artistico, filosofico e quotidiano dell’illusione.

Alberto Voltolini nella sua ricerca filosofica analizza concettualmente il funzionamento della percezione di oggetti e di immagini. Per qualsiasi filosofia della percezione l’illusione e l’allucinazione costituiscono un problema spinoso e temibile che può modificare interi impianti teorici, ma rappresentano anche uno stimolo per una comprensione più profonda della natura del fenomeno percettivo. Conoscere qualcosa attraverso i sensi non è riducibile alla conoscenza che possiamo trarne da una descrizione, perché una descrizione, una volta appurato che sia errata, si può correggere, mentre la percezione rimane. Ma quando vediamo per la prima volta qualcosa che non abbiamo mai percepito, possiamo dire di aver imparato qualcosa di nuovo? Martina Bassi nella sua ricerca artistica progetta illusioni ottiche attraverso la costruzione di oggetti e di immagini, unita all’imitazione e alla realizzazione di superfici. Per comprendere in profondità le opere è necessario porsi ad un livello percettivo, mettendo tra parentesi le credenze sulle dimensioni e sulle forme degli oggetti che, in ogni caso, non serviranno a correggere la nostra visione, ma non finisce qui. Giocando con i meccanismi della modalità sensoriale, attraverso le immagini, i volumi e le texture vengono addirittura ribaltate le nostre aspettative sulle stesse illusioni ottiche. Si innesca così uno spazio di attrazione estetica e di fiducia più che di diffidenza nei confronti dell’illusione che ci trasporta in un mondo percettivo che possiamo comprendere solo con gli occhi.

Alberto Voltolini é Professore Ordinario in filosofia della mente e del linguaggio presso l’Università degli Studi di Torino e il Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest (FINO) di cui è coordinatore. È membro del comitato scientifico di importanti riviste internazionali come Dialectica, Acta Analytica, European Journal of Analytic Philosophy, Logic and Philosophy of Science: An Electronic Journal ed è supervisore di prestigiose e storiche riviste filosofiche tra cui Erkenntnis, European Journal of Analytic Philosophy, Synthese e Philosophy and Phenomenological Research. Le sue aree di ricerca sono le teorie del riferimento e della comprensione linguistica, le dottrine dell’intenzionalità, le teorie della percezione, con particolare riferimento alla tematica del vedere-come; le teorie della finzione e della raffigurazione pittorica e Wittgenstein. Partecipa a convegni internazionali, ha scritto articoli e volumi come A Syncretistic Theory of Depiction (Palgrave 2015), Immagine (Il Mulino, Bologna, 2013), Finzioni. Il far finta e i suoi oggetti (Laterza, Bari, 2010), I problemi dell’intenzionalità (con Calabi, Einaudi, Torino, 2009), How Ficta Follow Fiction: a Syncretistic Account of Fictional Entities (Springer, Dordrecht, 2006), Guida alla lettura delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein (Laterza, Roma, 1998). Ha curato diversi volumi come From Fictionalism to Realism (con Carola Barbero e Maurizio Ferraris, Cambridge, Newcastle Upon Tyne, 2013) e Wittgenstein: Mind, Meaning and Metaphilosophy (con Pasquale Frascolla e Diego Marconi, Macmillan, Basingstoke, 2010).

Martina Bassi è un’artista che indaga la percezione come un complesso meccanismo che ci mette in relazione con gli oggetti e che, anche quando ci illude, non possiamo correggere. Nelle sue opere ricerca il rapporto della percezione con installazioni, segni, immagini digitali, fotografie e diversi materiali come marmo, legno, alluminio e carta. Il suo lavoro artistico sulla percezione è accompagnato da un interesse teorico, si è laureata in estetica presso l’Università Statale di Milano con il Prof. Elio Franzini. Ha avuto mostre personali come Le Pass nel 2014 presso la Room Galleria di Milan e òPPERSPEC nel 2013 presso Wilson Project di Sassari. Ha esposto in diverse collettive tra cui Time dreaming itself nel 2015 allo spazio Barriera di Torino, Run 4 – Spostamenti Minimi presso la Room Galleria di Milano nel 2013 e Grand Soirée presso lo Spazio ‘O di Milano nel 2012 Polline e Cerniere, Istituto Svizzero, Milan. Ha partecipato a worskshop e residenze tra cui Teatro Valdoca diretta da Cesare Ronconi nel 2012 e nel 2011 Augustinian Melody diretta dalla Societàs Raffaello Sanzio presso il Museo MAGA di Gallarate. Durante lo scorso anno è stata selezionata per il Menabrea Art Prize per Cura Magazine, Roma.

Leggi il comunicato stampa dell’incontro.

 

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n°4 Spostarsi dal centro. Pensare senza antropocentrismo. Come la ricerca artistica e filosofica possono individuare modi di pensare e di praticare un discorso ecologico?

LEONARDO CAFFO (Ph.d in Filosofia e assegnista di ricerca, Università degli studi di Torino) ANDREA CARETTO E RAFFAELLA SPAGNA (artisti).

Ripensare l’ecologia o la relazione con l’ambiente è una delle questioni più urgenti non solo nella ricerca artistica, filosofica e scientifica, ma soprattutto nella vita quotidiana. L’equivoco che si annida in questo intento è il pensare di poterlo fare senza spostarsi dal centro del mondo e della conoscenza in quanto uomini. Darwin ci ha mostrato che come animali umani siamo frutto dell’evoluzione naturale, ma cacciare l’antropocentrismo dalle teorie e dalle pratiche non è un’operazione priva di attrito. Ripensare l’umano significa anche ridefinire le relazioni della ricerca artistica e filosofica con le conoscenze scientifiche e la vita quotidiana. La chiave del ripensamento non antropocentrico dell’umano potrebbe essere in un atteggiamento estetico? L’estetica è la scienza della conoscenza sensibile. La sensibilità si rapporta sempre a un individuo o a un’esperienza nella sua particolarità, non nella sua generalità, tant’è che non possiamo avere percezioni, emozioni, sentimenti non riferiti ad un oggetto o ad uno stato specifico. L’estetica è anche un gioco delle facoltà intellettive che non sussumono il contenuto dell’esperienza sotto astratte categorie, ma in forme disposte ad intrecciarsi con la singolarità. La conoscenza che presta attenzione al sensibile ci mette davanti all’impossibilità di ridurre il mondo non umano a un indistinto dove l’uomo può intervenire arbitrariamente. Lungi dall’essere inteso come un inutile sovrappiù, l’atteggiamento estetico diventa centrale, perché permette di farci differenti immagini del mondo e di individuare altri modi di vivere in contatto con la pluralità eterogenea di individui che popolano l’ambiente, squarciando il velo di astrazione che ha contraddistinto finora i termini della relazione tra l’uomo, gli animali, le piante, le materie.

Leonardo Caffo presenta la sua ricerca filosofica sul ripensamento dell’umano al Tram Diogene, guardando Darwin attraverso Nietszche, analizza il terreno intersettivo del post-umano in un fitto reticolo di scambi con le esperienze artistiche che hanno anticipato la necessità di un cambio di paradigma, mettendoci sotto gli occhi l’inimmaginabile. Forte di un pensiero capace di intrecciarsi con l’arte, Leonardo Caffo dialogherà con Andrea Caretto e Raffaella Spagna che nella loro pratica artistica ricercano un’esplorazione libera della realtà, nel tentativo di entrare in relazione, attraverso un’esperienza in primo luogo estetica, fisico-percettiva, con il paesaggio reale e con le reti di connessioni che caratterizzano il “paesaggio epigenetico” soggiacente.

Leonardo Caffo é Ph.d in filosofia presso l’Università degli Studi di Torino. E’ stato direttore del seminario Animal Philosophy con il DAAD Program all’Università di Kassel, fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics e ricercatore ospite alla Jawaharlal Nehru University di New Delhi. Ha fondato diverse riviste filosofiche tra cui Animal Studies, la Rivista Italiana di Filosofia Analitica Jr, Gallinae in Fabula Onlus di cui è segretario e Animot: l’altra filosofia di cui è co-direttore. Le sue aree di ricerca sono l’ontologia sociale e il realismo, gli animal studies e la cognizione, etica applicate, filosofia dell’anarchismo e dell’architettura. Ha partecipato a numerose conferenze italiane e internazionali, ha presentato la sua ricerca in molte città e in contesti diversi e interdisciplinari, tiene un blog come filosofo, attivista e scrittore (http://leonardocaffo.org/). Ha scritto contributi come The Anthropocentrism and Anti-Realism (Philosophical Readings, Spring, 2014), ll maiale non fa la rivoluzione. Manifesto per un antispecismo debole (Sonda, Casale Monferrato, 2013), Naturalism and Constructivism in Metaethics (con S. Bonicalzi e Sorgon, Cambridge, Newcastle, 2014), A come Animale (2015, con Cimatti, Bompiani, Milano), An Art for the Other (con Sonzogni, Lantern Books, New York, 2015).

Andrea Caretto (Torino, laurea in Scienze Naturali) e Raffaella Spagna (Rivoli, laurea in architettura) concepiscono l’arte come una forma di ricerca, un modo libero di investigare le dimensioni multiple della realtà: caratteri formali e qualitativi della materia, ma anche aspetti fisici quantitativi, questioni filosofiche e sociali. I loro lavori sono sempre il risultato di un “processo relazionale” che evolve nel lungo periodo. Installazioni, azioni collettive, performance o sculture emergono dalla complessa rete di relazioni che stabiliscono con differenti elementi (organici, inorganici, viventi, ecc.) dell’ambiente in cui operano. Attraverso la loro pratica, indagano la forma delle cose, intesa come espressione di forze incorporate all’interno di un “campo relazionale”. Collaborano stabilmente dal 2002 esponendo in istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra le personali più recenti: I Malus (2015, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto) Field Works_Wachau (2015, Kunstraumarcade, Mödling, Austria), Systemic Collection, (2012, GAM, Torino, Italia), Retour sans préavis / Back with out Warning (2011, art3 Art Contemporain, Valence, Francia), On ne peut pas descendre deux fois dans le même fleuve / You could not step twice into the same river (2011, CAP – Centre D’Art Plastique, Saint Fons, Francia). Hanno anche partecipato a numerose collettive e curato diverse mostre: J’ai pris un pierre pour voir le monde (2015, Le Huit, Parigi), Meteorite in Giardino, (2014, Fondazione MERZ, Torino, Italia), Sic Vos Nos Vobis, PAV (2014, Parco di Arte Vivente, Torino, Italia), VIVRE(S)( 2014, Domaine de Chamarande, Francia), Wetraders – Cedo Crisi offro Città (2014, Toolbox, Torino). Sono stati ospiti delle residenze: AIR Krems, 2015; Khoj International Artists’ Association, New Delhi, India, 2012, Moly Sabata – Fondation Albert Gleizes, Sablons, Francia, 2010/2011; CAIRN, Musée Gassendi, Digne-les-Bains, Francia, 2008. Sono tra i fondatori dell’associazione di artisti “Diogene”, che, tra le varie attività, promuove la residenza internazionale per artisti “Diogene Bivaccourbano” – www.progettodiogene.eu. Collaborano con il Centro di Ricerca Interuniversitario IRIS (Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità) dell’Università di Torino e Brescia e con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino. Vivono e lavorano a Cambiano (To).

 

2012 / Apnea

APNEA

Mayol mi disse: “Se vuoi immergerti con me, rinuncia a tutto quello che attiene alla tua personalità umana, togliti il profondimetro, l’orologio. Non devi avere altro obiettivo che questo:ogni volta che ti immergi devi penetrare fino in fondo nelle tue sensazioni e, per farlo, devi smettere di interessarti al numero di metri in profondità o di secondi di apnea.”

Umberto Pelizzari

Il Poetry Slam è stato definito “arte dello sport e sport dell’arte”. Nasce negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Ottanta da un’idea di Marc Kelly Smith e ha come fine il riavvicinamento del pubblico alla poesia. Più di recente, nel 2001, un artista olandese, Iepe Rubingh, ha trasportato da un fumetto nella realtà uno sport inesistente, la Chessboxing, portando avanti il suo intento di riavvicinare il pubblico all’arte contemporanea. Un’artista Giorgia Vian sceglie la disciplina del salto con l’asta come luogo di indagine, mentre nella corsa a piedi Marco Olmo, tra i massimi esponenti delle ultramaratone, riesce con le sue parole ad esaltarne il lato spirituale.

L’idea è quella di intraprendere uno studio sull’aspetto dello sport meno noto al grande pubblico, quello della preparazione psicologica e quanto l’approccio ad una disciplina sportiva può essere messo a confronto con l’attitudine artistica.

Se gli aspetti tecnici sono diversi per ogni sport, l’allenamento psicologico è in qualche modo un filo rosso che li collega tutti: analisi delle sensazioni, motivazione, concentrazione, visualizzazione, identificazione con l’ambiente circostante, performance. Si va quindi oltre il proprio corpo, oltre il regno di cronometri e cardiofrequenzimetri. E’ il regno scordato, il cuore di ogni azione umana, anche di quella sportiva.

 

Sesto incontro

FABIO CALZIA Sa gara poetica

Fabio Calzia, foto di Gigi Murru

Sabato 30 Giugno 2012 ore 18:30 TRAM DIOGENE C.so Regio Parco angolo C.so Verona, TORINO

Sfidarsi in poesia non cesserà mai di essere attuale e necessario. Il rap piuttosto che lo slam, l’ottava o il mutettu sono una forma di competizione in cui l’aggressività viene incanalata in una forma per diventare sfida, ma anche significato.

Sa gara poetica è una performance della tradizione sarda. Niente a che fare con un’incrostazione del passato. I poeti vivono immersi nel presente e vogliono che il sardo sia la lingua della loro musica e della gente che li segue e li sostiene. La loro è una performance estenuante: tre ore di improvvisazione ininterrotta con un alternanza di circa 1 minuto per ogni ottava. I poeti sono professionisti e durante la stagione estiva si esibiscono quasi tutte le notti. Un apnea di pensiero per arrivare pronti ad ogni gara. Una veglia lucida che dura per quasi un mese in cui il cervello non cessa mai di lavorare. Quali sono i meccanismi che guidano la competizione? Come si diventa poeta e come ci si tiene in allenamento? Come ci si comporta con gli avversari e come si guadagna la fiducia degli spettatori, spesso intenditori capaci delle critiche più feroci? Uno sguardo etnomusicologico sul concetto di sfida e sul mistero (o il mito) della creazione estemporanea.

Fabio Calzia è nato a Nuoro nel 1978. Dopo una laurea in Musicologia e un PhD in “Storia e analisi delle culture musicali” si dedica a tempo pieno alla ricerca antropologica e musicale. Pur concentrandosi prevalentemente sulla musica di tradizione orale della Sardegna, collabora assiduamente con un gruppo di artisti della Sardegna contemporanea, lavorando parallelamente ad un’etnografia dell’arte nell’isola. Ha realizzato una serie di documentari sulla percezione del potere attraverso la musica. Insegna al Conservatorio di Cagliari e suona nell’ensemble di danze tradizionali “Ballade Ballade Bois”.

Quinto incontro

MONICA BARBERO

Guardare il blu con gli occhi chiusi

Sabato 16 Giugno 2012 ore 17:00 TRAM DIOGENE C.so Regio Parco angolo C.so Verona, TORINO

“Apnea” in questo incontro è molto più del titolo di un ciclo. l’ospite è infatti la torinese Monica Barbero, campionessa di apnea Jump Blue e apnea dinamica. Con lei ci immergeremo nella conoscenza del suo sport, del come si è avvicinata a questa disciplina di profonda concentrazione e quali sono stati gli ostacoli da superare per arrivare ad esserne un’eccellenza. Il blocco che ha dovuto superare e la ripresa del rapporto col suo sport.

Monica, nel parlare di apnea, la sua apnea, ci renderà partecipi dei risvolti psicologici dell’immersione in un elemento completamente diverso da quello cui siamo abituati, con regole proprie e reazioni fisiologiche uniche.

Cosa porta ad avvicinarsi all’apnea? Cosa succede nel buio dell’acqua? Cosa vuol dire essere apneista, tradotto nella vita di tutti i giorni?

Monica Barbero, Torino 1973. Laureata in lettere classiche con indirizzo archeologico. E’ apneista e istruttrice di apnea, nonché atleta di punta della Nazionale Italiana di Apnea FIPSAS dalla fine degli anni ’90. Nel 2003 è campionessa italiana assoluta e campionessa italiana nella specialità di apnea dinamica con la misura di 147, 46m. Nel giugno del 2003 alle isole Tremiti ottiene il record del mondo di apnea Jump Blue, con la distanza di 92,97m. Nel 2004 ottiene il record del mondo, non omologato, e il record italiano di apnea dinamica durante i Campionati Italiani, con la misura di 167,42m, battendo il suo precedente record (160m) ottenuto lo stesso anno in una gara selettiva del Campionato Italiano, diventando campionessa italiana di specialità. Nel 2009 durante i Campionati Italiani di apnea Jump Blue a Noli, realizza il nuovo record del mondo, non omologato, della disciplina con 143,33m e diventa campionessa italiana di specialità. Ad agosto dello stesso anno durante i Campionati Mondiali di apnea dinamica ad Aahrus, Danimarca, ottiene il secondo posto, medaglia d’argento e record italiano con la distanza di 181,92m. Ad ottobre durante i Campionati Europei di Tenerife diventa campionessa europea di jump blue, medaglia d’oro, realizzando anche il record mondiale della disciplina con 144m e ottiene il quarto posto nella disciplina dell’apnea dinamica. Nel 2011 durante i Campionati Italiani estivi di apnea ottiene il secondo posto nelle discipline dell’apnea statica e dell’apnea dinamica con attrezzi. A Genova Quinto vince i Campionati Italiani di Jump Blue realizzando il nuovo record mondiale e record italiano con 145,12 m. Nello stesso anno durante i Campionati Mondiali di Tenerife ottiene il terzo posto, medaglia di bronzo, nella disciplina del Jump Blue e il record italiano con 147,50m.

Quarto incontro

GIANLUCA SIRCI il volto italiano della Chessboxing

Sabato 9 Giugno 2012 ore 17:00 TRAM DIOGENE C.so Regio Parco angolo C.so Verona, TORINO

Gianluca Sirci

Il concetto è stato un’intuizione del disegnatore Enki Bilal avvenuta nel 1992, e una partita di chessboxing è stato il punto chiave della trama del suo romanzo illustrato Froid Équateur. Iepe Rubingh, un’artista olandese, si è ispirato al libro di Bilal ed ha dato vita a questo concetto nella primavera del 2001, combattendo sotto il nome di, ‘Iepe the Joker’. Rubingh decise che il metodo di gioco descritto nel libro, un incontro di boxe seguito da una partita a scacchi, fosse impraticabile. Rubingh alternò pertanto round di boxe e di scacchi. Secondo il Times di Londra, che ha dedicato un articolo al fenomeno, si tratterebbe della nuova disciplina sportiva più velocemente in espansione al mondo. Di sicuro c’è che è nuova e che suscita curiosità. E’ esattamente quello che promette il suo nome: una via di mezzo tra gli scacchi e la boxe. Il volto italiano della chessboxing è il folignate Gianluca Sirci, campione europeo di chess boxing pesi massimi dall’ottobre 2009, quando a Londra si aggiudicò il prestigioso titolo battendo per scacco matto l’inglese Andrey “The Rock” Costello alla fine della nona ripresa. Collecting People/Apnea inviterà Sirci per rivivere assieme a lui le fasi di quell’incontro, e per addentrarci nelle dinamiche fisiche e mentali che regolamentano questo mondo.

Gianluca “Il Dottore” Sirci, così viene chiamato nel mondo della chessboxing, è alto 1,87m per 120 Kg di peso, nel suo Palmares vanta un terzo posto alla Kung Fu World Cup nel 2001, tre titoli di Campione Italiano Universitario di pugilato, dove è Professionista dal 2005, si cimenta anche in altre discipline come Full contact e K1; oltre alle discipline di combattimento è un forte giocatore di Xiangqi che è una variante cinese degli scacchi.

Terzo incontro

MARCO OLMO “Correre”

Sabato 21 Aprile 2012 ore 16:00 CINEPORTO via Cagliari 42, TORINO

Marco Olmo inizia a praticare la corsa in modo atipico, maturando uno slancio interiore di rivalsa esistenziale. Lì trova l’equilibrio e l’equità che nella vita quotidiana si confondono e si perdono. La determinazione con cui corre, lo ha portato ad una conoscenza profonda di sé, al di là degli strumenti, degli allenatori e delle diete specialistiche. Con lui si parlerà della preparazione alle gare, sotto il profilo psicologico, delle sensazioni che il fisico e la psiche attraversano durante la corsa, cosa succede al binomio corpo-mente da un certo numero di chilometri in poi. La cosiddetta trance agonistica, esiste davvero? E com’è? E come si arriva all’eccellenza rinunciando a tutte le misurazioni che la tecnologia ci offre? Come Mayol disse a Pelizzari prima di un’immersione in apnea: : “Se vuoi immergerti con me togliti il profondimetro e l’orologio[…]devi penetrare fino in fondo nelle tue sensazioni e, per farlo, devi smettere di interessarti al numero di metri in profondità o di secondi di apnea.”… così sembra dire Marco Olmo a noi, non solo nella corsa, ma nell’approccio alla vita di tutti i giorni.

 

Marco Olmo è considerato, nonostante abbia superato i 60 anni, uno dei più grandi specialisti delle corse estreme. Ha intrapreso l’attività podistica tardi, a 27 anni, “quando gli altri smettevano”, come dice lui. All’età di quarant’anni ha iniziato ad affrontare competizioni estreme nel deserto africano, quali la Marathon des Sables, 230 km in assoluta autosufficienza alimentare e condizioni climatiche proibitive nel deserto marocchino, la Desert Cup (168 km nel deserto giordano), la Desert Marathon in Libia e la Maratona dei 10 Comandamenti (156 km sul Monte Sinai), raccogliendo un successo dopo l’altro. Il suo “vagare” in giro per il mondo l’ha portato a gareggiare in Martinica nel Tible Raid, dove si è piazzato quinto, e a partecipare anche alla Bad Water Ultramarathon nel deserto della California: 135 miglia non-stop tra la Valle della Morte e le porte del Monte Whitney (da -282 piedi, punto più basso degli Stati Uniti, ad oltre 8300 piedi) che si corrono con temperature che superano i 126 gradi F° (ca. 52 °C). A 58 anni è diventato Campione del Mondo vincendo l’Ultra Trail du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura al mondo: 167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera oltre 21 ore di corsa ininterrotta attorno al massiccio più alto d’Europa.

PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

Secondo incontro

Giorgia Vian QUANDO L’ASTICELLA NON CADE Il salto con l’asta e l’allenamento dell’opera d’arte.

foto di Roberto Piazzi

 

Giorgia Vian a ventiquattro anni inizia l’attività agonistica del salto con l’asta. Ricerca parallelamente la creazione del record personale e l’allenamento dell’opera d’arte originale. Ciascuna disciplina aiuta l’altra pur rimanendo ambedue distinte nelle loro specifiche diversità. L’inizio di un’attività sportiva in età matura comporta una dimensione sproporzionata occupata dal ragionamento cosciente che assieme ai vantaggi implica notevoli  difficoltà. La disciplina del salto con l’asta richiede qualità irrazionali e qualità estremamente ponderate e lucide. Occorre quindi una capacità coordinativa sia fisica che mentale e una semplicità-spontaneità di fondo.

Col passare del tempo l’allenamento ha portato ad una conoscenza del corpo più raffinata e funzionale, come efficacia atletica e come immagine coordinata di sé. Parallelamente, in campo artistico ha realizzato una serie di disegni sfruttando la gestualità connessa all’atto sportivo. Più la dimensione dello sport diventa una scommessa interessante e impegnativa nella piena coscienza della sua convenzionalità, più l’artista si trova a saccheggiare gli spazi e i metodi aperti dall’arte per creare l’ambiente, il fisico e la psicologia migliore per la pratica d’eccellenza.

Breve bio:

E’ nata a Genova nel 1984. A Milano vive oggi le sue più grandi passioni. E’ del 2010 la partecipazione al Premio Termoli a cura di Miriam Mirolla, del 2011 quella alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia, sezione The State of The Art, a Cose Cosmiche 1 e 2, Galleria Artra, Milano e la residenza per artisti a Ruinas, Sardegna, a cura di Mauro Cossu. Nel 2012 il record personale a 3.80 m di salto con l’asta. Sperimenta il suo lavoro d’arte della palestra della scuola secondaria. Misura i suoi progressi sul campo di atletica.

Primo incontro

Eliana Deborah Langiu IL POETRY SLAM: LA POESIA COME DISCIPLINA SPORTIVA

foto di Luca Dentis

 

Sabato 31/03/ 2012 ore: 16.00 Rotonda Corso Verona angolo Corso Regio Parco, TORINO

Eliana D. Langiu è un’autrice torinese. Si occupa principalmente di poesia e partecipa periodicamente ai Poetry Slam, sfida agonistica tra poeti basata sulla performance dei propri testi. Proprio questo campo è per lei terreno d’indagine per comprendere la portata del Poetry Slam come progetto artistico, la cui paternità è firmata Mark Kelly Smith, e come incontro di scrittura, voce e corpo in una dimensione che fa sue le dinamiche sportive. Dalla preparazione stessa della voce e del corpo fino alla concentrazione nella performance e alle reazioni psicofisiche di un risultato. Il suo lavoro di ricerca ha indagato alcuni sport individuali, dove nel momento dell’azione l’atleta/poeta è solo con se stesso e il pubblico.

Nel primo incontro di Collecting People/Apnea, Eliana D. Langiu presenterà quindi un mondo sportivo per così dire allargato, al centro del quale è l’indagine sugli aspetti psicologici in discipline che s’intrecciano,   dove l’allenamento voce-corpo è messo sullo stesso piano. Verranno introdotti in questo primo appuntamento gli atleti ospiti che nelle date successive saranno chiamati a intervenire.

Performeranno Alfonso Maria Petrosino e Sergio Garau.

Breve bio:

Eliana Deborah Langiu nasce nel 1973 a Torino. Esordisce nel 1993 con la raccolta di poesie Rag Time, a cui seguono pubblicazioni di racconti su riviste e antologie. Nel 2007 è inclusa nell’antologia Le carte tatuate. Dieci poeti torinesi a cura di Tiziano Fratus per le Edizioni Torino Poesia. Per la stessa casa editrice pubblica nel 2008 la raccolta Polaroid e nel 2010 Polaroid (secondo volume). Nel frattempo e successivamente, la sua poesia è tradotta e pubblicata in raccolte e riviste in lingua francese e inglese. Per lo stesso editore, si occupa di traduzioni di raccolte dall’inglese all’italiano. Del 2011 l’edizione speciale Trentotto composta da trentotto monotipi autoprodotti.

2011
giovedi 7  Luglio 2011 ore 21:00

Radio Papesse

EQUILIBRI A DUE RUOTE

Ancora oggi ci chiedono cosa siamo. Non chi siamo ma cosa siamo.

Cosa sia Radio Papesse, oggi, dopo 5 anni dalla sua fondazione – qualche cambio di rotta, 3 traslochi, 43.800 ore di musica, incalcolabili ore di produzione per le oltre 200 interviste, un’attenzione costante alla produzione contemporanea e alla riflessione sulle pratiche artistiche attuali – cerchiamo di spiegarlo con le immagini de ‘La radio a pedali’, una parata per biciclette e radio, un’incursione ludica, coreografica e corale nel mondo reale. Fuori dal web ma veicolato dal web, il progetto nasce da un’esigenza di negoziazione. Invitata alla Notte Bianca di Firenze, lo scorso 30 aprile 2011, Radio Papesse ha fatto i conti coi suoi numeri e la sua natura in costante definizione da una parte, con i tempi di intrattenimento culturale tipici di questi grandi eventi dall’altra. La soluzione è stata un’idea che ha coinvolto il pubblico – non solo quello che già frequenta i circuiti e le newsletter dell’arte contemporanea – e che allo stesso tempo si è offerta come occasione di ricerca e produzione artistica. Rileggere se stessi attraverso la lente di diversi pubblici, ha significato scoprire nuovi equilibri di cui non pensavamo di essere capaci. Lo abbiamo fatto sulle e alla velocità delle due ruote.

Radio Papesse è una web radio nata nel 2006 all’interno del Palazzo delle Papesse Centro Arte Contemporanea di Siena con l’obiettivo di proporre una programmazione che intersecasse musica, sound art, nuove narrative e approfondimenti intorno all’arte contemporanea. Radio Papesse è un archivio audio on-line e on-demand consultabile gratuitamente. Supportiamo la libera circolazione delle idee e della conoscenza attraverso l’adozione della Licenza Creative Commons. Produciamo e diffondiamo interviste, documentari, audioguide e percorsi sonori commissionati o prodotti in collaborazione con istituzioni, musei, biennali non solo per aggiungere valore alla produzione culturale ma anche per aprire nuove e praticabili vie di accesso al mondo dell’arte contemporanea. Radio Papesse è una web radio in streaming 24/7: la programmazione dà tanto spazio al pop, al rock, al new folk, all’elettronica, alla musica cantautoriale italiana quanto a produzioni sperimentali, musica elettroacustica, sound art, poesia e paesaggi sonori.Dal gennaio 2009 Radio Papesse è diventata un’associazione non profit; è membro di RADIA e WRA.

 

mercoledì 22  Giugno 2011 ore 18:30

Lorenza Boisi

Flâneur/Antipodista -CONVERSAZIONE CRITICA INCIDENTALE

Tra infinite  conversazioni impossibili ce ne sono di improbabili… e questo incipit tintinna come un disclaimer…

Senza una chiara contestualizzazione storica e critica e senza “medium” cercherò di attivare una conversazione improbabile coniugando la postura disarmonica di un antipodista e la camminata destrutturata del flâneur … prendendo in prestito pretesti, prassi e pràgma- premettendo la mia unica competenza nel “fare”.

Antipodista vs. Flâneur dunque. Tanto il primo con imperterrito rigore e dedizione all’improbabile corre con i piedi rivolti al cielo in uno sforzo virtuoso e caparbio, tanto il secondo “porta al guinzaglio tartarughe” in una passeggiata consapevole d’essere priva d’urgenza ed aperta al possibile.

In ragione di una dichiarazione astorica ed acritica vorrei iniziare una conversazione lasca sui temi di cui, mi è stato detto, mi si voglia sentir parlare…

Lorenza Boisi vive e lavora a Milano dal 2005, ha lavorato e tuttora collabora  con alcune interessanti gallerie italiane e straniere e partecipato a numerose collettive internazionali. Nel 2008  ha fonda  e diretto per due annualità MARS– artist runs space a Milano e dal 2010 CARS– Cusio art residency space – ad Omegna (VB)- spazi no profit per l’arte contemporanea. Mostre Personali : 2011 Water and ME. Galleria Federico Luger, Milano, IT. 2010 CONTUSIO INQUISITIONE OBSCURA, Palazzo Espozioni, Faenza. IT-collaborazione con MCZ – Museo Carlo Zauli. NIGHT VISION, Metroquadro, Rivoli, IT 2007 LORENZA BOISI, Diana Stigter, Amsterdam, NL 2006 CALL ME WINTER, CALL ME SNOW, Manuela Klerkx, Milano, IT, 2005 STORY TELLERS, Federico Luger Gallery, Milano, IT 2004 SONGE, Laurier, Parigi, Curatore Florence de Voldère, Jane Harper.

lunedì 30 Maggio ore 21

Fulvio Bortolozzo

(Torino,1957, fotografo)

L’OPERA APERTA COME ANTI-PROGETTO OVVERO UN PROGETTO INTERMINABILE

Nel 2003, l’autore dà l’avvio ad una serie fotografica composta come pura sequenza cronologica di luoghi attraversati da una Soap Opera nella quale riveste il ruolo di protagonista: la sua vita. Tra le regole per questa performance, c’è l’adesione alla scelta di realizzare un’immagine fotografica quando si incontra casualmente un punto di tensione, un contatto ineludibile, tra il luogo che viene attraversato e il sentirlo riecheggiare nella mente. L’idea che sorregge l’opera è che questo sia un modo concreto di rinunciare a voler dire qualcosa di preciso a tutti i costi, di voluto e consapevole, per poter dare finalmente dello spazio interiore ad una forma di conoscenza nuova, imprevista.

Il concetto liberato dal suo peso espositivo tenta così di raggiungere il punto focale della rappresentazione in bilico tra memoria e invenzione, tra spunto impressionistico e ferma restituzione geografica. Può il soggetto perdere la propria importanza per riacquistare valore in un’ottica eterna? Il valore destinato al rappresentato deriva da una comunicazione imprigionata o dal suo semplice riflesso intellettuale?

lunedì 16 Maggio 2011

Francesca Paci

(giornalista de “La Stampa”) “LA RIVOLUZIONE E LA RAPPRESENTAZIONE, COME INTERNET, ARTI VISIVE E PUBBLICITA’ HANNO INFLUENZATO-E FORSE COPRODOTTO- LA PRIMAVERA ARABA”

Non è possibile comprendere la primavera araba trascurando internet, i social network, la tefonia mobile, dagli sms a twitter. I web-sociologi parlano già di rivoluzioni 2.0, le prime reali dal debutto della politica virtuale e del giornalismo partecipativo, alias dal basso. Ma c’è qualcosa di più. La Rete e le nuove tecnologie hanno aiutato e aiutano in maniera sorprendente la protesta contro dittature decennali di popoli che nella stragrande maggioranza dei casi sono giovanissimi, almeno il 60% di loro ha meno di 30 anni. Accanto alle scorciatoie digitali però, egiziani, tunisini, libici, barhaini, giordani, siriani (ma anche nell’ombra sauditi, marocchini, algerini…) hanno aguzzato l’ingegno e sono ricorsi anche ai “metodi” tradizionali che finora avevano avuto paura di usare. Comunicare era la loro sfida – comunicare l’insoddisfazione, il disagio, la propria energia repressa, la propria voglia di libertà – e l’hanno fatto con internet così come inventando canzoni, allestendo spettacoli teatrali, dipingendo, inventando slogan, disegnando simboli e caricature. Ecco, forse in qualche modo il web ha dato loro il coraggio di rompere il muro del silenzio, in qualsiasi modo avvenisse. E l’ironia ha cementato i mille messaggi della protesta. Pur nel rispetto dei morti, dei feriti, delle vittime della repressione, i giovani di piazza Tahrir e di tutte le altre dei paesi arabi scossi dal vento della rivolta non hanno mai perso l’umorismo, eredi forse inconsapevoli della sessantottina sfida anarchica ai potenti sintentizzata nel motto “una risata vi seppellirà”. Sono le loro voci e i loro schizzi sui muri la cronaca della primavera mediorientale e magrebina, nell’attesa che la Storia ne cristallizzi genesi ed evoluzione.

Francesca Paci è inviata per il Medioriente de La Stampa. E’ stata corrispondente da Gerusalemme e da Londra. Ha vinto il Premio Giornalistico Internazionale Luchetta e il Premiolino. Ha condotto la trasmissione televisiva Nirvana, in onda su La7, e ha pubblicato i volumi L’islam sotto casa (Marsilio,2004), Islam e violenza (Laterza, 2006), Dove muoiono i cristiani (Mondadori,2011)

mercoledì 4 maggio 2011 h. 18:30

Iacopo Seri

(artista)

IO NON SA CHI SONO LEI!

Trovo sempre una certa difficoltà a spiegare ciò che faccio agli amici, ai parenti e ai conoscenti: “Di cosa ti occupi? Nella vita che fai? Sì, ma che lavoro fai veramente?”. Questa è la prima volta in cui vengo chiamato a parlare in pubblico del mio lavoro in qualità di artista, e voglio cogliere l’occasione per capire anch’io un po’ meglio ciò che sto facendo. Vista la situazione ho pensato che la cosa migliore fosse far parlare qualcun altro. Perciò ho deciso, per questa volta, di rinunciare a spiegare il mio fare l’artista e delegare questo discorso ad un carissimo amico che normalmente non ha a che fare con l’arte contemporanea.

Iacopo Seri è nato ad Arezzo nel 1983, ed è cresciuto ai confini del bosco. Alle elementari voleva fare lo scienziato; quindi andò al liceo scientifico dove ebbe un 4 fisso in matematica e fisica. Ovviamente ha finito gli studi con una laurea in arti visive. Dopo aver vissuto a Firenze e Venezia adesso è a Torino, e fa l’artista. Ma non è del tutto impossibile credere che un giorno, da qualche parte, farà lo scienziato.

venerdì  29 Aprile 2011 h 18:30

Enrico Morsiani

(artista) LA REGOLA DEL SOSPETTO. COSA C’ENTRA ENRICO MORSIANI CON LUCA ROSSI?

Dopo due anni di lavoro, il blogger Luca Rossi, attraverso il blog Whitehouse, ha posto alcune riflessioni critiche rispetto al sistema dell’arte italiano e internazionale, affrontando alcune dinamiche relazionali ma anche l’analisi specifica dei diversi linguaggi artistici. In questo confronto sono stati coinvolti molti operatori del settore: Roberto Ago, Andrea Lissoni, Angela Vettese, Giacinto Di Pietrantonio, Massimo Minini, Maurizio Mercuri, Fabio Cavallucci,Giorgio Andreotta Calò, Jens Hoffman, Massimiliano Gioni, Alfredo Cramerotti, Danilo Correale, Cesare Pietroiusti, Valentina Vetturi, Anton Vidokle, Micol Di Veroli, e molto altri; tale dibattito è stato ospitato su diverse riviste di settore: Flash Art, Exibart, Cura Magazine, Artribune, GlobartMag, Arskey. Fabio Cavallucci ha definito Luca Rossi come “la personalità artistica più interessante del panorama italiano di questo momento”.

Molti operatori del sistema italiano sono convinti che dietro a Luca Rossi ci sia Enrico Morsiani. L’incontro con Enrico Morsiani, ospitato nella rassegna Collecting People, sarà l’occasione per riflettere sulle motivazioni di questo sospetto e su alcune problematicità che interessano il sistema dell’arte italiano e non solo.

Enrico Morsiani è nato a Castel San Pietro nel 1979. Nel 2004 si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università degli Studi di Bologna; dal 2005 al 2009 ha frequentato corsi professionali di improvvisazione teatrale presso l’Associazione Italiana Impro Teatro; nel 2003 ha frequentato un residence presso la Scuola di Belle Arti Villa Arson di Nizza e nel 2008 il workshop intensivo presso la Fondazione Spinola Banna; dal febbraio 2011 è mediatore giuridico professionista.

Il suo lavoro di artista sviluppa una stretta relazione con una condizione ibrida che potremo definire “occidente periferico” e che interessa uno stato geografico ma anche mentale e culturale. Il rapporto con questa condizione viene estremizzato fino ad ottimizzarne gli aspetti positivi e a risolverne quelli negativi attraverso strategie che fanno riferimento al gioco e al tecniche dell’improvvisazione teatrale.

Ha esposto in istituzione pubbliche e private: I Biennale di Tirana (2001), GAM (Bologna, 2003), Assab One (Milano, 2005), Galleria Placentia (Piacenza, 2005, 2006), Prometeo Art Gallery (Milano, 2006), Quotidiana 07 (Museo Civico al Santo, Padova 2007), Istituto di Cultura Stensen (Firenze, 2007), Premio ArteGiovane (Torino, 2008), Palazzo del Broletto (Novara, 2008), Galleria Neon (Milano, 2008), Galleria Comunale d’arte Contemporanea (Monfalcone, 2008), Fondazione Spinola Banna (Poirino, 2008), Galleria Umberto di Marino (Napoli, 2009), MIT (Boston, 2009).

Dal dicembre 2011 sta tenendo un corso di arte contemporanea in collaborazione con i Musei Civici di Imola. Il corso è stato pensato per rivolgersi ad un pubblico adulto generalista attraverso una metodologia didattica inedita che coniuga la storia dell’arte contemporanea con l’improvvisazione teatrale e con un approccio artistico specifico.

martedi  22 Marzo 2011 ore 18
Fucking Good Art

Fucking Good Art è un duo formato dagli artisti Rob Hamelijnck e Nienke Terpsma che dal 2003 hanno lavorato a progetti editoriali che analizzano contesti locali, raccontando la vita culturale di diverse città: Rotterdam, Monaco di Baviera, Berlino, Dresda, Copenhagen, Riga, Tblisi, San Paolo, la Svizzera.

2010
domenica 28 Novembre 2010
Angela Serino (1977, curatrice) Angela Serino è curatrice in residenza a Nosadella.due per un progetto di ricerca sulle pratiche pubbliche dell’arte in Italia. Il programma di residenza nasce infatti dalla collaborazione che Nosadella.due, residenza per artisti e curatori a Bologna, ha attivato con strutture analoghe in altre città italiane, quali Open Care di Milano, Progetto Diogene di Torino e la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, collaborazione che ha permesso l’esplorazione dei differenti contesti.
read more venerdi 22 Ottobre 2010
Carissan Carman (U.S.A. artista) Logan Smith (U.S.A.inventore e costruttore visionario)

I lavori interdisciplinari di Carissa Carman incorporano la pratica sociale condotta mediante la progettazione, costruzione e la fruizione da parte del pubblico di particolari oggetti e servizi. Si tratta spesso di interventi giocosi, site-specific, dotati di una apparente utilità ma allo stesso tempo intensi e generosi. Le sue performances, sculture e materiali stampati alludono a sistemi, professioni e tecniche convenzionali pur mantenendo un’estetica handmade. In riferimento a strutture e scenari istituzionali Carissa Carman utilizza istruzioni fasulle e improvvisazioni sorprendenti che giocano sulle aspettative che ognuno di noi ha sulla funzione degli oggetti. www.carissacarman.com

Logan Smith è inventore e costruttore visionario, orticoltore naturale, “survivalist” nativo della California Settentrionale con formazione transdisciplinare. E’ capo costruttore e ha diretto e partecipato attivamente ai lavori di costruzione del Waterpod™. Importante sostenitore e membro del team “Sistemi Viventi” del progetto Waterpod, ha contribuito alla gestione del gruppo di lavoro, alla lavorazione del cuoio, e alle problematiche legate al suolo grazie alla notevole esperienza acquisita durante anni di lavoro nella manutenzione delle antiche piste sulle montagne del Wyoming e del Colorado. In possesso di grandi capacità manuali, ha una notevole esperienza nelle tecniche primitive di sopravvivenza e ha svolto attività come Therapeutic Wilderness Therapist nel Deserto dello Utah. Ha progettato e costruito, in collaborazione con Carissa Carman, il sistema a pedali per il pompaggio dell’acqua nel giardino del Waterpod™.

martedì 29 Giugno 2010
Alessandro Quaranta (Torino 1975, artista) www.alessandroquaranta.it

BIRD WATCHING / BEING WATCHED o nell’attesa

venerdì 18 Giugno 2010
Radical Intention (Michele D’Aurizio, Maria Pecchioli, Aria Spinelli)

AZONE D’AUTONOMIA / ZONE DI COOPERAZIONE

Cosa succede a…(strategie di sopravivenza) Un confronto tra tre realtà indipendenti di Torino, Milano e Venezia. Tre progetti collaborativi che creano spazi di dialogo tra l’arte e il pubblico. La discussione ha come obbiettivo quello di comprendere quali strategie sono state messe in atto, in rapporto a tematiche condivise quali il concetto di autonomia, di sostenibilità e di collaborazione. Progetto Diogene invita Cosa succede a…. e Radical Intention ad una group session, strutturata come un percorso conoscitivo, che procedendo di domanda in domanda, attuerà un dialogo sulle diverse esperienze, nel tentativo di fare della teoria una pratica e delle pratiche una teoria. Radical Intention e’ un collettivo nato a Milano nel 2009.

Radical Intention e’ reattivo, estemporaneo, imprevisto e imprevedibile. Radical Intention vuole essere una strategia interstiziale che nella profondità cerca rinnovamento e rigenerazione. Radical Intention pratica il quotidiano con intenzionalità e consapevolezza. Propone un’altra via possibile, uno sguardo alternativo che si insinua tra le aree dismesse del pensiero contemporaneo, le stimola e le riattiva. Radical Intention da gennaio promuove Things can change quickly, una serie di riflessioni attive e partecipate, incontri, connessioni, scambi. Tutto accade nello spazio liminale di un laboratorio domestico in Via Malaga, a Milano.

Cosa succede a… (strategie di sopravvivenza) è un progetto nato a Venezia nella primavera 2009 grazie alla collaborazione tra Daria Carmi, Valerio Del Baglivo e Michele Graglia, con l’intento di creare una rete di relazioni. All’origine di tutto, la nostra scelta di vivere a Venezia, meta di passaggio per tanti amici (e amici di amici) che si occupano di arte. Ci siamo trovati così a spendere molto del nostro tempo per mettere in relazione persone che si assomigliano, fornendo materiale vivo per la crescita di tutti i coinvolti. Da qui l’idea di organizzare una serata in cui le nostre case vengono aperte per presentare i nostri ospiti a un pubblico interessato, in una condizione d’intimità, nella quale sia davvero possibile incoraggiare e sviluppare una conoscenza reciproca ed un percorso condiviso. Cosa succede a… altro non è che un invito a raccontare il proprio contesto di provenienza, a riportare le esperienze vissute, confrontandosi apertamente.

venerd’ 4 Giugno 2010
Alessandro Nassiri (Milano1975 artista) Aria Spinelli (New York 1981, curatrice)

ASPETTANDO IL TRAM

“Pedro Pedreiro è pensoso e aspetta il tram, domani forse dovrà aspettare ancora, per il bene di chi, il bene di chi ? senza un soldo Pedro Pedreiro resta pensieroso e pensando, il tempo passa e noi restiamo indietro a aspettar aspettando aspettando…. Ogni giorno la città si muove a ritmi elevati. L’attesa del tram é un momento di calma e spesso di riflessione. Pedro Pedreiro è un canzone di origine brasiliana, scritta da Fransisco, detto “Chico”, Buarque de Hollanda. Nel 1967 Enzo Jannacci incide la versione italiana sul suo disco storico “Vengo anch’io, non tu no”. La canzone racconta del povero Pedro che sogna un mondo migliore mentre aspetta il tram. Pedro Pedriero è una traduzione musicale dell’esistenzialismo di Beckett cantata a ritmi caldi della musica sudamericana. Il lavoro di Alessandro Nassiri Tabibzadeh parte sempre da una domanda. Sono domande esistenziali semplici e innocenti: dove vanno le macchine quando le cambiamo? Posso inseguire una nuvola? Quante calorie brucio in un giorno di lavoro non pagato? L’artista analizza complesse questioni di emergenza sociale con un’ironia pungente. Innesca una riflessione critica ponendo interrogativi che suscitano una semplice risata. Per scoprire il lavoro di Nassiri si parte quindi da una domanda alla fermata del tram: Gli esistenzialismi di Milano raccontati in una risposta vaga o in un breve commento, da coloro che aspettano con “niente altro che la speranza afflitta infinita sfinita, che arrivi il suo tram.”

venerdi 28 Maggio 2010
Antonio Limonciello (presidente associazione Zerotremilacento)

MAMMA LI TURCHI! ISTANBUL BIENALE 2009

“Andando ad Istanbul ti ritrovi come l’americano degli anni 60 che sgranava gli occhi davanti alla spudoratezza della Roma di quegli anni. Dunque ho sgranato gli occhi in primo luogo davanti all’esplicito e forte impegno sociale e politico dell’arte presente nella Bienal, l’evento più significativo. Poi davanti alla vitalità e all’entusiasmo dei giovani artisti turchi che, tra ingenuità e spudoratezza, tra recupero delle radici e accelerazioni verso il futuro al limite di collasso, rappresentano la Turchia dell’oggi. A margine, ma poi non tanto: la geopolitica della Bienal, ovvero tra l’ex impero dell’Unione sovietica e l’ex impero ottomano; l’humus, ovvero tra speranza e delusione, tra negazione e recupero, tra nostalghia e proiezione futura (il tutto trattato da un non esperto, sia chiaro)”.

venerdì 14 Maggio 2010
Groshgrup (Laboratorio creativo italo-albanese-argentino)

TiRaNa – ToRiNo identità spezzate

“L’idea del bivacco è nel DNA stesso del Groshgrup. E’ stata una visita al bivacco urbano del gruppo Diogene nel 2008, a far nascere la domanda: “Come narrare le esperienze di chi al bivacco e alla marginalizzazione e’ stato costretto?” Composto da gente in movimento – immigrati, migranti – il Groshgrup ha costruito la sua prima azione – “La notte fuori” – bivaccando al parco della stura per ricordare / rivivere momenti di clandestinità e narrarli con nuovi linguaggi. Un bivacco nel tram di Diogene si inserisce in questo percorso, creando un cortocircuito potente: il tram, i mezzi pubblici su binari morti – che per alcuni di noi sono stati, in passato, il luogo dove cercare calore e rifugio nei nomadismi urbani in clandestinità – diventano di nuovo luogo amico, in cui rielaborare queste esperienze e queste idee”.

martedi 4 Maggio 2010
Jacopo Iacoboni (giornalista e scrittore)

IL POTERE DEI CORPI E LA MALATTIA DELLA POLITICA

Un viaggio nella narrazione della postpolitica attraverso immagini, riflessioni e testimonianza sull’Italia duemila. Tra la figura di Berlusconi, la rivoluzione del ‘corpo del re’, la desacralizzazione imposta (forse) da internet.

Jacopo Iacoboni, 1972, è giornalista a La Stampa, dove scrive di politica e società. Ha seguito come inviato i principali eventi politici degli ultimi anni. Ha scritto tre libri, “Heidegger e la questione della contingenza” (Il Mulino 1998), “Votantonio, viaggio nell’Italia elettorale” (Donzelli 2006), “Profondo rosso. La sinistra perduta” (Einaudi 2009)

venerdì 23 Aprile 2010
Sergio Caretto (Psicoterapeuta, psicoanalista, membro della scuola Lacaniana di psicanalisi)

RAPPRESENTAZIONE E CORPO NELLA SOCIETA’ DELLA ROTONDA
Che posto hanno la rappresentazione del corpo e il corpo in una società,la nostra, che ha decretato il tramonto del semaforo con i suoi limiti e l’avvento della rotonda? Forse un tram, un tram chiamato desiderio può convocare e far incontrare al centro della rotonda, arte e psicanalisi.

martedì 13 Aprile 2010
Luca Bertolo (artista)

ALTERITA’ E OGGETTI VAGHI Fare arte vuol dire creare elementi di diversità? E diversità rispetto a cosa? Quanto si mimetizza il nuovo? E’ tutto oro quel che luccica?

martedì 7 Aprile 2010
Driant Zeneli (artista)

LA CONSAPEVOLEZZA DEL CASO 
Driant Zeneli è un giovane artista che utilizza principalmente fotografia e video come mezzi di documentazione delle operazioni che realizza, spesso lasciate alla casualità. I suoi lavori sono momenti di riflessione, attimi di piena coscienza per una indagine sulla società contemporanea e, più ancora, sui meccanismi della natura umana. Azioni, installazioni, dislocazione di oggetti e ripresa video o fotografica di questi, per un lavoro che, con leggerezza e ironia, indaga i modi del nostro vivere quotidiano

2009
28 Novembre 2009
Audrey Lam (artista)
06 Novembre 2009
Maurizio Bortolotti (artista)